Politica
Riconferma von der Leyen, Meloni e l’Ecr non sciolgono le riserve. Gli equilibri in gioco
Di Giampiero Cinelli
Un incontro che non ha sciolto le riserve, quello di stamane tra Ursula von der Leyen e i rappresentanti dell’Ecr, il partito europeo dei Conservatori a Riformisti, uno dei più nutriti a destra del parlamento di Strasburgo, di cui è presidente la stessa Giorgia Meloni. I giochi dunque si faranno giovedì stesso, quando la plenaria esprimerà il suo voto sulla ricandidatura della Commissaria uscente.
I dubbi non si sono ancora diradati perché gli equilibri ora non sono esattamente gli stessi. Von der Leyen quasi certamente riotterrà l’appoggio dell’alleanza fatta da Ppe, Pse e riformisti, ma con i Verdi che hanno voluto più conferme per far prevedere il loro sostegno. Ecco perché la candidata ha avuto bisogno di sondare pure il campo dei conservatori. Le condizioni poste dai Verdi sono essenzialmente sul Green Deal, la cui impostazione non dovrebbe cambiare troppo, al di là delle frasi di circostanza e politichese sentite in questi giorni.
Proprio per questo, con il quadro della situazione più chiaro, l’Ecr potrebbe infine astenersi o anche votare no a Usrula von der Leyen. A maggior ragione perché, nonostante gli equilibri, in cui i moderati mantengono la guida del parlamento, queste nuove elezioni hanno rafforzato l’asse della destra più muscolare, inducendo l’Ecr a non porsi in modo così dialogante. Perché se anche non sarà nella maggioranza, può ora esercitare molta pressione dall’opposizione assieme agli altri cercando in parte di deviare le traiettorie delle principali questioni politiche.
Senza trascurare, però, in casa Ecr, che adesso il gruppo è meno folto, dato che 30 eurodeputati sono confluiti nel gruppo promosso da Viktor Orban, chiamato “Patrioti” e costituito da Vox, la Lega di Salvini, Il Rassemblement National di Marine Le Pen, il Partito della libertà austriaco (FPÖ, Austria), l’Azione dei cittadini insoddisfatti (ANO, Cechia) e Fidesz (Ungheria). Patrioti è dunque ora il terzo più grande nucleo con 84 membri, mentre Ecr ne ha 76.
Stanti così le cose Giorgia Meloni può decidere con Ecr di rilanciare, scegliendo una sorta di “appoggio esterno” a Ursula, astenendosi giovedì, oppure di incalzare la Commissaria del Ppe facendo capire che le opposizioni rappresentano un blocco, se non omogeneo, certamente da interpretare, agendo in futuro con più cautela sui temi sensibili. Si concluderebbe invece tutto con il voto favorevole, se Meloni – come ha già lasciato intendere – dovesse ottenere in extremis l’accordo per un Commissario con deleghe di peso o un vicepresidente italiano.
Gli altri partiti delle sua coalizione di governo, invece, agiscono non coordinati. Forza Italia appoggia von der Leyen facendo parte del Ppe, mentre la Lega è apertamente contraria alla riconferma. Sebbene la differenza di vedute non stia in nessun modo intaccando la maggioranza a Roma, sarà importante capire come i delegati italiani potranno influire sul nuovo corso delle istituzioni europee.