Politica
Referendum Veneto e Lombardia: ballano 20 competenze e miliardi di euro
Di Redazione
Domenica 22 ottobre si terranno i referendum sull’autonomia di Lombardia e Veneto. In gioco ci sono le competenze su 23 potenziali materie e qualche decina di miliardi di euro. La Costituzione indica 20 funzioni di competenza concorrente (e altre tre «negoziabili»). Dai giudici di pace ai rapporti internazionali delle Regioni, dalla protezione civile al commercio con l’estero, dalla distribuzione dell’energia alle casse di risparmio, dalla tutela dell’ambiente ai beni culturali.
Il nodo politico dei referendum è senza dubbio il residuo fiscale. I due governatori che hanno promosso i quesiti, i leghisti Roberto Maroni e Luca Zaia, hanno individuato il nemico numero uno nella differenza cioè tra quanto un territorio versa in tasse e tributi allo Stato centrale e quanto ne riceve indietro in servizi. Per la Lombardia l’indice è calcolato in 52 miliardi di euro, per il Veneto in 15. Per abbattere questa cifra i referendari sostengono che la via sia quella, tracciata dalla Costituzione, di una maggiore autonomia in fatto di competenze e funzioni. Qualora dovessero vincere i Sì, le due Regioni dovrebbero intavolare una trattativa, che dovrà poi sfociare in una legge ad hoc, per ottenere la gestione di quante più materie possibili nel pacchetto di quelle «trasferibili».
Maroni e Zaia ne sono convinti: la legittimazione popolare porterà maggiori competenze su un gran numero di materie, anche se non mancano le "Fake News": sul sito della Lombardia infatti si raccomanda il Sì anche per «esercitare un’energica azione politica per ottenere un’ancora più ampia competenza in materia di sicurezza, immigrazione e ordine pubblico», ma queste competenze sono assegnate dalla Costituzione in via esclusiva allo Stato centrale.