Politica

Referendum: eutanasia inammissibile. Cresce l’attesa per decisione Corte su altri quesiti

15
Febbraio 2022
Di Paolo Bozzacchi

Il destino completo dell’altra metà del cielo democratico (oltre al diritto di voto per le elezioni) si conoscerà domattina. Intanto la Corte Costituzionale ha decretato inammissibile il quesito sul cosiddetto “omicidio del consenziente”

Sei dei quesiti rimanenti da esaminare riguardano la giustizia, e potrebbero essere già stati superati dall’attualità della riforma Cartabia. Il restante ha già suscitato un ampio dibattito nell’opinione pubblica, poiché si tratta della coltivazione per uso personale della cannabis.

La decisione sull’eutanasia è arrivata piuttosto inaspettata, e ha comunque alzato il livello di attenzione sull’ammissibilità anche degli altri quesiti.

Sgombriamo il campo da un dubbio diffuso: l’ammissibilità è un aspetto del tutto tecnico relativo ai referendum. È anche possibile che i quesiti siano in un secondo momento giudicati sotto il profilo stretto della costituzionalità e perciò esclusi dalle votazioni, che si terranno in tarda primavera.

Molti i commenti dei leader politici più vicini al dossier referendum, in riferimento alla seduta della Corte nel suo complesso. Matteo Salvini ha detto: «Dopo 30 anni finalmente i cittadini decidono». Riferendosi in particolare a quesiti già alla ribalta delle cronache politiche ai tempi di Marco Pannella ed Enzo Tortora.

Allarga il campo dei commenti Emma Bonino, storica referendaria: «I referendum aiutano il governo». Poi spiega: «La riforma Cartabia tocca dei punti rilevanti e noi l’appoggeremo senza problemi. A nostro avviso però la riforma è insufficiente ad attaccare alcuni nodi fondamentali del malfunzionamento della giustizia. Penso quindi che il governo dovrebbe vedere i referendum come un aiuto per affrontare finalmente i nodi che strozzano la buona giustizia».

A proposito di governo e referendum, da sottolineare il fatto che l’Esecutivo non ha presentato memorie alla Corte Costituzionale su nessuno dei quesiti. Giovanni Guzzetta (costituzionalista Ordinario di Diritto Pubblico a Tor Vergata e co-difensore dei quesiti sulla giustizia) ha spiegato: «Sembra un segno di neutralità rispetto al merito da parte dello Stato. Evidentemente il governo non considera questi quesiti in contrasto con le politiche che sta mettendo in campo in materia di giustizia».

Caustico Roberto Saviano: «La politica latita da anni, è giunto il momento per noi di prendere parola e indirizzare il corso delle nostre vite».

I quesiti referendari sono stati promossi anche da nove regioni italiane: Lombardia, Veneto, Piemonte, Friuli-Venezia-Giulia, Liguria, Umbria, Sardegna, Sicilia e Basilicata.

Avvertenza: l’ammissibilità dei quesiti può causare troppa euforia. Il peso specifico della tornata sembra considerevole ma andrà supportato (e non è affatto scontato) da un’ampia partecipazione al voto. Aspetto che da 30 anni ha indebolito di fatto lo strumento.