Politica
QUIRINALE QUARTA GIORNATA, lo stallo politico e il tempo che stringe
Di Massimo Gentile
Quarta fumata nera. C’erano grandi attese per la quarta votazione ma nulla è accaduto. Sale a 166 preferenze Mattarella (+41 rispetto a ieri), compare per la prima volta il magistrato Nino Di Matteo (56 voti).
Il centrodestra non si è presentato in aula per evitare la nascita di nuove candidature estemporanee, la crescita di alcune inedite (vd. il caso Crosetto) e comunque per non contarsi. Insoddisfacente però il numero finale: 441 voti, lontani dal quorum di 505.
I NOMI DI OGGI
Nella girandola di incontri bilaterali e multilaterali, alcuni annunciati altri solamente sussurrati, manca ancora la soluzione definitiva ma non sono mancati i nomi: in primis quello di Elisabetta Belloni, già circolato, attuale capo del DIS e funzionario di prim’ordine della Farnesina per lungo tempo (Capo dell’Unità di crisi, Segretario Generale); quello di Sabino Cassese, giudice costituzionale e accademico; da ultimo quello di Giampiero Massolo (attualmente Presidente dell’ISPI e di Fincantieri, anch’egli in passato al DIS e alla Farnesina).
L’impressione generale è che siano nomi di altissimo livello ma utili a prendere tempo, nell’attesa di arrivare alla soluzione dell’incastro: un nuovo nome o si torna alla casella di partenza (Draghi)? L’ipotesi Belloni non ha ricevuto dissenso e contrarietà, ma non è chiaro se si tratti di sincera convergenza o di timore reverenziale verso il suo attuale incarico.
A fronte di dinamiche politiche in fondo comprensibili, risulta evidente come il tempo inizi a stringere. La pressione dell’opinione pubblica è forte ma anche quella dei Presidenti di Regione e del corpaccione dei gruppi parlamentari, tutti bloccati a Roma da una settimana.
SALVINI RISCHIA TUTTO
Chi rischia di più tra i leader? Sicuramente Matteo Salvini. Dopo aver assunto la postura di leader del centrodestra ed aver proposto candidati di area, ha scelto di non sottoporli alla prova del voto. Ha davanti due strade: o tenta di allargare la maggioranza o deve “accontentarsi” di un nome condiviso con il Pd. Scelta vincente per il Paese, ma a forte rischio di sconfitta percepita per il suo elettorato.
LE IPOTESI
In vista di un nuovo incontro tra leader è plausibile l’emersione di nuovi nomi per agitare il quadro. L’impressione è che si proceda per strappi in attesa dell’allungo finale che potrebbe arrivare stanotte. La necessità e l’inerzia potrebbero favorire il ritorno all’accordo sul nome dell’attuale Presidente del Consiglio.