Politica
QUIRINALE, PRIMA GIORNATA. L’ipotesi Draghi prende piede
Di Alessandro Caruso
La prima giornata di elezioni del Quirinale si svolge sotto l’egida della fumata nera, come da aspettative. I parlamentari non si sbilanciano e lasciano concretizzarsi il pronostico della scheda bianca; ma nei corridoi di Montecitorio, e di Palazzo Chigi, si è continuato a cercare l’intesa, una ricerca che ha visto coinvolto anche il Presidente del Consiglio Mario Draghi. L’ipotesi “Draghi al Quirinale”, dopo il primo giro di valzer dei commenti dei leader di partito, sembrerebbe, tra le righe, ancora in grado di sciogliere l’impasse istituzionale.
ITALIA VIVA
Che Matteo Renzi sia un fan di Draghi è cosa nota. Il leader di Italia viva, uscendo da Montecitorio, ha bocciato l’ipotesi Riccardi e, di fatto, ha aperto le porte all’intesa su Draghi: «Il mio messaggio ai colleghi è “su queste cose non si scherza”. Stiamo parlando del presidente della Repubblica, quindi basta con il wrestling, con le dichiarazioni ad uso dibattito e risolviamo il problema. Abbiamo qualche giorno per decidere il futuro dei prossimi sette anni. Decidiamo il capo delle Forze armate, il garante dell’unità nazionale, il custode della Costituzione, quindi basta chiacchiere e spero che nelle prossime 48-72 ore si chiuda». E ha aggiunto: «Riccardi non ha i numeri, è una candidatura di bandiera che viene messa in campo per discutere. Penso che Draghi, che è una personalità straordinaria, sia un punto di riferimento del Paese e può fare bene sia come premier sia come Presidente della Repubblica. Oggi Draghi va al Quirinale se c’è un accordo politico, chi pensa di andare senza sbaglia».
I 5 STELLE
Giuseppe Conte è il presidente del principale gruppo parlamentare, che esprime il numero più alto di Grandi elettori. Il suo partito al momento pone due condizioni: un nome di alto profilo e la continuazione dell’azione di governo. I 5stelle Draghi lo preferiscono a Palazzo Chigi: «Non possiamo trascurare le esigenze del paese e fermarci per mesi per formare una nuova compagine governativa. Abbiamo chiesto di portare a termine dei risultati, c’è il Pnrr da applicare».
FORZA ITALIA
Dello stesso avviso, ma con altri numeri, Forza Italia, che continua a invocare il dialogo, ma che con le parole di Silvio Berlusconi raccolte nella sua lettera agli alleati consegnata sabato scorso, ha sostanzialmente sconfessato Draghi al Quirinale: “Considero necessario – aveva scritto Berlusconi – che il governo Draghi completi la sua opera fino alla fine della legislatura per dare attuazione al Pnrr, proseguendo il processo riformatore indispensabile che riguarda fisco, giustizia e burocrazia”. Posizione confermata anche dalle parole di oggi di Tajani.
Dal Pd e dalla Lega sono arrivati segnali di apertura al dialogo, così come confermato dagli incontri di oggi tra Salvini e Letta.
FRATELLI D’ITALIA
Giorgia Meloni ha lanciato la carta Carlo Nordio, l’ex magistrato che ha combattuto le Brigate rosse: «Molte personalità che provengono dall’area del centrodestra avrebbero il curriculum e lo standing per ricoprire il ruolo di Presidente della Repubblica. Nomi come quello di Marcello Pera, Letizia Moratti, Elisabetta Alberti Casellati, Giulio Tremonti, Franco Frattini sono tutti autorevoli. Io ho chiesto di allargare la rosa anche alle personalità che non hanno un trascorso politico e per questo abbiamo aggiunto il nome di Carlo Nordio su cui ci pare difficile che si possano muovere obiezioni». E su Draghi: «La sua candidatura è un problema della maggioranza e non nostro, ma sicuramente non partirebbe bene».
MARIO DRAGHI
Il Presidente del Consiglio non è stato a guardare. Le fonti hanno rivelato gli incontri riservati che avrebbe avuto con Salvini e probabilmente anche con Enrico Letta. Queste notizie costituiscono uno snodo centrale nella partita, perché la formula “Draghi al Quirinale” sembrerebbe al momento l’unica capace di far nascere le larghe intese necessarie all’elezione. Addirittura alcuni rumors di corridoio avrebbero rivelato che Draghi stresso consideri la sua elezione al Colle l’unica condizione per fare continuare l’azione di governo con un semplice rimpasto, senza andare al voto. E che, diversamente, continuerebbe il suo incarico a Palazzo Chigi solo a condizione di un Mattarella-bis. Una versione, in sostanza, secondo la quale Draghi non sarebbe disposto a continuare la legislatura da Presidente del Consiglio con una compagine di governo diversa da quella attuale, che è garantita da una dipendenza “relativa” dai partiti che lo sostengono, vista la forte componente tecnica.