Politica

Quelle 458 pagine …

18
Marzo 2024
Di Daniele Capezzone

Prometto di leggere meglio e con maggiore attenzione le (minacciose per mole, e forse non solo per quella) 458 pagine dell’AI Act, la nuova normativa europea in materia di intelligenza artificiale. 

A primissima vista, vi si trovano alcuni elementi di buon senso, a partire dalla distinzione tra attività ad alto oppure a basso rischio, destinatarie nel primo caso di controlli più penetranti e nel secondo di doveri di trasparenza. Altre attività alla cinese (riconoscimento facciale, “social score”, ecc) sono poi ovviamente vietate. E fin qui tutto bene. 

Ma – confesso – entrare nel merito di ogni singola disposizione mi pare semplicemente da alienati, o forse addirittura da alieni: il punto sono le 458 pagine in sé, un malloppone da superavvocati, una “mappazza” regolatoria che non solo conferma la passione europea per ogni nuova possibile gabbia normativa, ma la proietta in una dimensione in cui – a breve – quella stessa regolamentazione sarà realisticamente obsoleta, superata da una realtà in rapidissimo e incessante movimento.

Siamo sempre lì, al ben noto trittico: “America innovates, China replicates, Europe regulates”, che esprime – ahinoi – un’attitudine profonda. Non a caso, nel settore dell’AI, come pure in quello dei social media e della comunicazione multimediale più avanzata, non esistono “campioni” europei. Non è difficile indovinare perché.

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