Lavoro / Politica

Piattaforme, equo compenso agli editori. Decide la Corte Europea

27
Febbraio 2024
Di Giampiero Cinelli

Gli editori di giornali dovranno aspettare prima di sbandierare la loro vittoria nei confronti delle grandi piattaforme digitali. Il regolamento Agcom che stabiliva un equo compenso da parte degli operatori, alle società giornalistiche per la pubblicazione degli articoli online, è stata rimessa alla vaglio della Corte di Giustizia Europea, su sentenza del Tar del Lazio.

La normativa Agcom fa da supporto alla Direttiva europea sul Copyright e si lega all’articolo 43-bis della legge italiana sul diritto d’autore. Scopo del ricorso è annullare la direttiva Agcom, che imporrebbe alle aziende digitali ulteriori oneri rispetto a quelli previsti dalle Direttive europee, ostacolandone la libertà contrattuale.

In origine, infatti, se pensiamo alla legge italiana sul diritto d’autore, la 633/1941, poi aggiornata da un decreto legislativo del 2021, la questione da normare era solo quella relativa al profitto derivante dal diritto di riproduzione e messa a disposizione delle opere, ma nulla riguardava il diritto di ricavare dei compensi della pubblicità in seguito generata dagli acquirenti del materiale.

Per intenderci, ancora non esiste una legislazione che implichi di attribuire parte degli introiti pubblicitari per la pubblicazione di un contenuto altrui, semmai sarebbe prevista unicamente la remunerazione per l’acquisto dei diritti sull’opera. E a quanto pare nemmeno la Direttiva europea sul Copyright contempla questa dinamica, come sollevato da chi ha impugnato la legge italiana, affermando di non riscontrare nessun obbligo di negoziare il compenso a livello europeo.

Le motivazioni sono certamente ben poste, ma se in Italia si è ritenuto di intervenire in questo modo, è perché oggi permane una sproporzione di ricavi tra gli autori e gli editori, che di fatto divengono le stesse piattaforme. La direttiva europea però parla chiaro e si desume che la pozione italiana è una forzatura dei rapporti. Nel caso però, si volesse riconoscere il ruolo di veri e propri editori alle piattaforme Over The Top, si ragionerebbe probabilmente non su un compenso sui ricavi successivi alla pubblicazione, ma sull’acquisizione dei contenuti autoriali.

In attesa della sentenza della Corte di Giustizia Europea Google ha detto di non voler mostrare le anteprime degli articoli se non autorizzato a farlo gratuitamente, a seguito delle controversie avute con la Corte D’Appello di Parigi e l’Antitriust francese, una vicenda analoga a quella italiana.

Si intuisce che la decisione di Lussemburgo sarà fondamentale ai fini dell’evoluzione della giurisprudenza europea e dei modelli di business degli Over The Top.

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