Politica
Politiche digitali e innovazione, il Pd lancia il suo Gruppo di lavoro
Di Giuliana Mastri
L’innovazione digitale può avere effetti negativi se non si capisce come coniugarla con le strutture esistenti e le necessità della società. Soprattutto nel lavoro. Progredire sapendo come inquadrare legislativamente le nuove facoltà è l’obiettivo che Elly Schlein, segreteria del Pd, si è data con la creazione del Gruppo di Lavoro sulle politiche digitali e innovazione.
Il gruppo di lavoro sarà coordinato dall’economista del lavoro digitale Annarosa Pesole, è composto dai seguenti esperti: Fabrizio Barca, ex ministro e fondatore del Forum disuguaglianze e diversità; Francesca Bria, esperta di innovazione e politiche digitali e presidente di CDP Venture Capital; Ciro Cattuto, professore di informatica presso l’Università di Torino; Marco Ciurcina, Avvocato e docente a Torino ed esperto in diritto dell’innovazione; Giulio De Petra, esperto di innovazione digitale nelle pubbliche amministrazioni ed in rappresentanza del Forum disuguaglianze e diversità; Paolo de Rosa, ex CTO del dipartimento digitale e policy officer per la commissione europea; Raffele Laudani, assessore del Comune di Bologna e responsabile del progetto ‘Città della conoscenza e memoria democratica’; Stefania Paolazzi, esperta innovazione presso il Comune di Bologna e Maria Savona, professoressa di economia dell’innovazione presso l’università del Sussex e la Luiss di Roma.
«Il gruppo nasce – dice Annarosa Pesole, coordinatrice e responsabile del Dipartimento Transizione digitale del Pd – dall’esigenza di avviare una serie di iniziative politiche sul modello di digitalizzazione di cui necessita il Paese, dove le nuove tecnologie siano messe al servizio dell’interesse pubblico per garantire i diritti di cittadini e lavoratori, creare e ridistribuire il valore e proteggere l’ambiente».
Elly Schlein sarà ovviamente coinvolta nell’operato del Gruppo. La segretaria ieri ha fatto specifico riferimento a una categoria come quella dei rider, osservando che è a quelli come loro che gli esperti dovrebbero pensare quando si approcciano a regolare i nuovi segmenti di mercato emersi con le innovazioni digitali. Un altro grande tema è la protezione dei dati e il rapporto con le Big Tech: «Su questo ha già dato un contributo l’Europa con la Gdpr. E nessun singolo Paese ha la stazza per avere la sufficiente influenza nei processi, ma elaborare schemi funzionali partendo dalla propria base è già un passo avanti contro chi vuole fare solo da una prospettiva nazionale, perché andrebbe a correggere le disparità fiscali che ci sono all’interno dell’Europa».