Politica

Papa Francesco, le parole shock sui gay. Le reazioni di politica e associazioni

28
Maggio 2024
Di Giuliana Mastri

La prima fonte è Dagospia, un portale sui generis ma ritenuto affidabile nell’ambiente. E allora scattano le verifiche, si muovono le agenzie, i principali quotidiani. Si arriva alla conferma: viene riportato che il Papa, durante una riunione della Conferenza Episcopale, parlando della questione dell’ammissione dei seminaristi, ha esortato – pur senza precluderla – a limitare la presenza dei gay, pronunciando addirittura la frase: «C’è già troppa frociaggine».

Successivamente il Pontefice si scusa, ribadendo che il suo papato contempla anche l’inclusività e l’apertura verso certi temi. Ne è prova, ad esempio, un documento ufficiale interno al clero in cui si consiglia di distinguere tra tendenze omosessuali e identità gay, specificando che l’aspetto fermamente condannato dalla Chiesa non sono le caratteristiche omosessuali ma gli atti sessuali omoerotici. In ogni caso le dichiarazioni di Francesco vengono fuori in un periodo in cui la Chiesa sta compiendo riflessioni su quali politiche avere in merito alla sessualità dei preti stessi, parte dei quali chiedono oggi chiaramente che questa istituzione abbia un approccio più fluido riguardo ai temi della sessualità.

Sull’uscita del Papa evitano commenti a caldo sia gli ambienti Cei sia la Santa Sede. Nervosismo, si avverte quando i gendarmi allontanano i giornalisti, facendo cordone attorno al cardinale Pietro Parolin.

«Il Papa arretra sui diritti LGBT+ e discrimina i seminaristi gay, sino ad oggi il Papa aveva dichiarato, o almeno fatto intendere, che se un prete rispettava il voto di castità il suo orientamento sessuale non era un problema. Invece, oggi oltre ad usare la parola ‘Frociaggine’, come riportato dai media, sembra che abbia anche indicato di vietare l’ingresso ai nuovi seminaristi gay. Se tale dichiarazione discriminatoria verrà confermata dalla Chiesa, chiediamo che il Governo blocchi i fondi dell’8×1000″, esprime Fabrizio Marrazzo, portavoce del .”Partito Gay Lgbt+».

Don Dino D’Aloia, direttore dell’ufficio di pastorale con le persone Lgbt della diocesi di San Severo (Foggia) e parroco di San Giuseppe Artigiano, scrive una lettera aperta a Bergoglio spiegando: «Caro Papa Francesco l’orientamento omosessuale non é una scelta ma una condizione che si scopre di avere, a volte con grande sofferenza. È ovvio che nel sacerdozio celibatario attualmente sostenuto dalla Chiesa così come per gli eterosessuali anche per gli omosessuali non c’è posto per rapporti fisici intimi – sottolinea il presule – ma non capisco perché un omosessuale dovrebbe essere escluso dal seminario e dal sacerdozio solo perché senza sua scelta si ritrova a vivere la sua condizione affettiva. Questa direttiva – prosegue – è fortemente lesiva dell’aspirazione vocazionale che Dio mette nel cuore di alcuni omosessuali. Che poi in questo modo non si fa altro che invitare al nascondimento, alla finzione e all’ipocrisia. Non c’è altra strada per chi sa di essere gay e desidera la santità nel sacerdozio. Conosco preti che vivono questa condizione non scelta e sono di grande esempio per me», conclude D’Aiola.

La politica non può restare in silenzio: «Vorremmo capire come verranno identificati i seminaristi gay: faranno perquisizioni? Utilizzeranno la Santa inquisizione? O sottoporranno i preti alle hits di canzoni di cantanti Lgbt+ per vedere le loro reazioni? Tutto questo oltre che discriminatorio è anche ridicolo. Standing ovation per il Papa. Era ora. Absit iniuria verbis. Giusto pochi giorni prima del Pride. E adesso tutti a farsi benedire», pubblica su X l’ex senatore della Lega Simone Pillon, noto per le sue posizioni profondamente cattoliche.

Diversi i toni degli esponenti di sinistra. Alessandro Zan del Pd, membro della segreteria di Elly Schlein e conosciuto per aver promosso una legge sull’omofobia che il parlamento non approvò, dice sui social: «Non c’è troppa frociaggine, ci sono troppi omofobi».

«Nel 2024 non c’è spazio per discriminazione e omofobia». Così su X il segretario di Più Europa Riccardo Magi, ripostando una card del partito “Libera frociaggine in libero Stato”.

«Le dichiarazioni del Papa? Le ho trovate stupefacenti. Ero rimasto piacevolmente colpito dal mutamento del tono e dello stile dei discorsi, venivamo da un’epoca di anatemi nei confronti delle nostre scelte di vita, delle criminalizzazioni delle diversità. Brutta la parola usata nei confronti dei seminaristi gay. Forse in lui ha prevalso l’angoscia del possibile scisma, ad esempio della chiesa africana o dei settori più conservatori», rimarca a Rai Radio1, ospite di Un Giorno da Pecora, il presidente di Sinistra Italiana Nichi Vendola.

«Se devo essere sincera, ho qualche perplessità: il termine che avrebbe usato Papa Bergoglio è tipico del gergo gay, noi lo usiamo tra noi per scherzare… è molto strano che lo abbia detto, non abbiamo un audio, giusto?», la considerazione all’Adnkronos di Vladimir Luxuria. «Dico la verità, mi sembra un po’ sospetto», aggiunge.