Politica

Other BRICS in the wall?

20
Agosto 2023
Di Paolo Bozzacchi

Il vertice dei Paesi BRICS (Brasile, Russia, Cina, India e Sudafrica) che si apre domani a Johannesburg è il numero 15 della sua storia, ma soprattutto si profila quale convitato di pietra dell’estate istituzionale internazionale. Archiviata la pratica dell’impossibilità di partecipare in presenza per Vladimir Putin causa potenziale arresto in territorio sudafricano (sarà sostituito dal ministro degli Esteri Sergey Lavrov), il vertice potrebbe concentrarsi sui due temi di fondo della sua recente attività: la creazione di una valuta comune da mettere in competizione col dollaro USA e la gestione delle richieste di nuovi ingressi nell’organizzazione, di Paesi di peso, tra i quali: Arabia Saudita, Egitto, Iran, Emirati Arabi, Bahrein, Indonesia, Messico, Argentina, Venezuela, Bolivia, Algeria, Etiopia e Nigeria. Due temi di fondo che negli ultimi anni sono sempre stati scavalcati da contingenze altre.

Quanto si stanno aprendo i BRICS ad altri Paesi membri
Oggi i BRICS cubano circa un quarto del Pil mondiale. E lo fanno soprattutto grazie alla Cina, che ancora oggi vale in termini di Pil nominale oltre 5 volte l’India, l’elefante della crescita internazionale. Un indicatore della volontà dei BRICS di allargarsi ad altri Paesi è senza dubbio l’atteggiamento della New Development Bank, la banca di riferimento guidata dalla presidente Dilma Rousseff. Ultimi casi emblematici prima l’approvazione dello scorso giugno da parte del Cda di votare l’ingresso dell’Argentina nell’istituto di credito. Seguita meno di un mese fa dalla richiesta formale dell’Algeria di diventare azionista NDB con un esborso da 1,5 miliardi di $. Le due ultime novità sono il frutto delle aperture 2021 a: Egitto, Emirati Arabi, Uruguay e Bangladesh. Tutti segnali prodromici alla nascita di BRICS+, sul modello OPEC. Cioè a dire un’apertura all’esterno potenzialmente no limit.

Oltre ai mattoni serve il cemento per costruire
Prima di allargare la famiglia bisogna andare davvero d’accordo. Lo sanno bene i membri storici dei BRICS, ed è per questo che stanno discutendo da tempo sulle regole da fissare per i nuovi eventuali ingressi, e soprattutto sulle tempistiche. Dimostrando una certa fragilità quando si tratta di esprimere scelte comuni importanti. Anche sulla creazione di una valuta comune anti-dollaro, è evidente che se da un lato l’unione sui mercati finanziari potrebbe fare la forza, gli interessi nazionali cinesi, indiani e soprattutto russi potrebbero essere notevolmente divergenti in questa fase per diversi ordini di ragioni. In primis a causa delle sanzioni internazionali subìte da Mosca e legate a doppio filo al conflitto in Ucraina, in secondo luogo con la guerra commerciale USA-Cina che non mostra segnali di miglioramento, infine con l’UE che ha proposto di sanzionare le imprese cinesi che sostengono la Russia. Tutti elementi che lasciano pensare a mattoni BRICS solidi, ma ancora in attesa che la betoniera partorisca il cemento giusto.   

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