Politica
Non aprite quella porta! Toc, tac! Chi è? Siamo i grillini e vogliamo diventare ‘socialisti’! Il dibattito nel Pd e M5s sul Pse…
Di Ettore Maria Colombo
Di cosa succede a Bruxelles, parliamoci chiaro, di solito non frega mai nulla a nessuno…
Parliamoci chiaro. Dei gruppi politici in seno al Parlamento europeo, di dove stanno e dove vanno o di dove vogliono andare, non frega una beata cippa a nessuno, in Italia. Insomma, il cittadino italico medio a stento si raccapezza tra centrodestra, centrosinistra e M5s, manco sa – e meglio che non sappia – o immagina – e meglio che non immagini – chi siede nel gruppo Misto.
L’atavico disprezzo, e totale disinteresse, per i meccanismi della politica di ‘casa nostra’ – assai oscura, arcana imperi per pochi eletti – è tale che, figurarsi, se importa a qualcuno del fatto che, a Bruxelles, “forse, ma forse” direbbe uno dei caratteri tipici di Antonio Albanese, il gruppo del M5s aderirà al gruppo del Pse, dove siede il Pd, abbandonando il gruppo Misto, dove siede, e grazie a cui il capogruppo, Castaldo, gode della invidiabile posizione di vice-presidente del Parlamento. Presidente ne è, come si sa, l’italiano, e parlamentare dem, David Sassoli, ma a gennaio, cioè a metà mandato del Parlamento Ue, eletto nel 2019, per statuto interno allo stesso, tutte le cariche vanno ‘rielette’ e, volendo, possono essere ribaltate, cioè cambiate ai vertici. Sassoli può perdere il suo posto, per dire, e dover far posto a un popolare (socialisti, popolari e liberali governano insieme, nel Parlamento e pure dentro la Commissione, da molto tempo). I 5S, di sicuro, perderebbero la vicepresidenza, etc.
Il ‘change’ che, ogni due anni, affligge le cariche della Ue e le ‘convenienze’ del PSE
Anche per sventare questa eventualità, cioè vedersi ‘scippare’ la presidenza da uno del PPE, il PSE (cioè i socialisti di S&D) hanno bisogno di ‘fare numero’, cioè di aumentare le loro presenze e la loro forza, dentro il Parlamento europeo.
L’ingresso del M5s nel PSE, e dalla porta principale, dunque, può andare ‘a dama’ sempre che Letta riesca a vincere le ‘resistenze’ dei socialisti europei ma pure dei democrat Ue italici.
Calenda, intanto, ha già sbattuto la porta…
E se, anche qui, poco importa sapere, al pubblico nostrano, sempre in merito ai rapporti tra Pd e M5s in ‘chiave’ europea, se Carlo Calenda – eletto al Parlamento Ue con e per il Pd, ma indignato per l’ingresso (paventato, ventilato, ma ancora lungi dal materializzarsi) dei deputati M5s che siedono nel Parlamento Ue nel gruppo S&D – ha deciso di prendere cappotto e cappello per iscriversi al gruppo di Renew Europe (i liberali), dove siedono, tra gli altri, gli eletti di Italia Viva, i quali lo hanno subito accolto con grande gioia. Resta il fatto che Calenda se n’è andato. Ma non è stato il solo, Calenda, a inalberarsi, come si diceva, ma anche altri eurodeputati dem.
Letta sta attuando la ‘de-renzizzazione’ del Pd
Compresa pure la vice-presidente del gruppo di S&D, molto stimata e ascoltata, a Bruxelles, Simona Bonafé, che sarà un’(ex) renziana, ma che, di recente, a Letta ha dato una bella mano – nella loro Toscana defenestrando l’ormai ex segretario del Pd a Firenze (Bonafé è segretaria regionale, e pure molto forte, e molto stimata, Letta è pisano, come si sa, e pure eletto a Siena, ma dentro il partito toscano conta assai poco) per ‘de-renzizzare’ il Pd e soprattutto ‘de-lottizzarlo’. Ma questa, come è evidente, è tutt’altra Storia…
Gli ‘scappati di casa’: gli europarlamentari 5S
Ora, fatte tutte queste premesse, occorre entrare, però, in medias res. Succede, appunto, che Letta – nel senso del segretario del Pd – si precipita a Bruxelles per riunire, al gran completo, il gruppo degli europarlamentari dem (e, poi, a incontrare i vertici del gruppo S&D) al fine di convincerli della impellente necessità di accogliere – nelle larghe braccia del gruppo S&D (e, forse, del PSE) – quegli ‘scappati di casa’ di europarlamentari del M5s. I quali, poverini, le hanno provate tutte, in questi anni, pur di entrare in uno dei sette gruppi formalmente riconosciuti (il che vuol dire, peraltro, godere di ben altri benefit, diritti, etc.), ma non ci sono mai riusciti. Prima andavano a braccetto con gli ultrà del nazionalismo inglese, l’Ukip di Nigel Farage, poi si sono rivolti, senza fare troppe distinzioni e senza peli sullo stomaco, alla destra-destra di Id (dove, appunto, c’è la Lega), ai Popolari della PPE di Angela Merkel (dove siede Forza Italia), ai Cons&Rif (dove c’è FdI, e in pompa magna: è presidente del gruppo) e, infine, ‘cercando cercando’ (“Basta zercar!” avrebbe potuto dire loro il raffinato intellettuale triestino, Gianni Cuperlo) hanno deciso di bussare alle porte di S&D (e del PSE), rivelando un afflato ‘socialista’ fino a ieri insospettabile, ma che Luigi Di Maio – che è e resta il grillino più furbo e più capace a far politica, di tutti loro – aveva già ‘anticipato’ a mezzo stampa, pur se il presunto leader M5s, Conte, se n’era adontato.
Ora, però, i grillini ci riprovano. Da ‘convincere’ restano gli eurodeputati dem e, soprattutto, il Pse.