Politica

“No, non è la BBC…”. L’ira funesta della Meloni sulle nomine per il cda Rai promette sfracelli, ma dentro il centrodestra. Ora, in Vigilanza, si rischia

16
Luglio 2021
Di Ettore Maria Colombo

La Meloni sbotta e tira in mezzo Mattarella…

“Quella che è successa è una cosa squallida” ha ruggito Giorgia Meloni. “Lega e Forza Italia hanno paura di me, hanno paura di noi, che ogni giorno cresciamo nei sondaggi e siamo diventati il primo partito italiano. Ma non finisce qua. Ci saranno ritorsioni. E pesanti”. La prima potrebbe essere tutta contro Forza Italia, che ha giocato di sponda con la Lega, ‘tagliando fuori’ dalle nomine FdI: “finora avevamo fermato le richieste di ingresso nel nostro partito, in Parlamento e nei territori. Ora, apriamo le porte. Forza Italia la svuotiamo! E se Salvini pensa che avrà vita facile, che ci accontenteremo di qualche strapuntino, di qualche poltroncina, si sbaglia. Gliela faremo pagare cara anche a lui”, chiosa un dirigente di FdI col coltello tra i denti.

Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, del resto, è a dir poco furibonda. Chi la conosce bene e vive con lei ogni passo politico che compie ne è talmente consapevole che teme – pur stando dentro FdI – “conseguenze nefaste per il futuro della coalizione”. Lo ‘schiaffo’ che la Meloni ha preso sulle nomine che il Parlamento ha effettuato per indicare i nuovi membri del nuovo cda della Rai stanno per diventare un regolamento di conti, dentro il centrodestra, e si prevede sanguinolento.

L’altro giorno, tranne Francesco Specchia dalle colonne di Libero, in pochi si sono accorti dello ‘schiaffo’ subito. Tutti i riflettori erano concentrati sullo ‘scazzo’ (palese) andato in onda dentro i 5Stelle.

Mercoledì, però, l’inkazzatura della Meloni è esplosa. Prima conferenza stampa, convocata, non a caso, a via della Scrofa, storica sede del Msi prima e di An poi, oggi ‘ereditata’ da Fratelli d’Italia. Poi, da Pescara, dove si trovava a presentare il suo libro (quell’ “Io sono Giorgia”, Rizzoli editore, che veleggia sulle 90 mila copie, primo da settimane nelle vendite della sezione Saggistica, mai un politico italiano aveva venduto così tanto, con una autobiografia), la Meloni è esplosa, e pubblicamente, tirando in ballo il Capo dello Stato. “Mi dispiace che le massime cariche dello Stato non siano intervenute, a cominciare da Mattarella, per impedire un vulnus del genere, c’è una violazione senza precedenti delle più banali norme del pluralismo” ha detto la leader di FdI.

E ancora, non soddisfatta, ha infierito così, in corpore vili altrui: “I partiti hanno deciso una cosa senza precedenti, che l’unica opposizione e che il principale partito italiano, secondo le stime, venga escluso dal servizio pubblico. E’una cosa scandalosa”. “Andremo sull’Aventino?” le chiede un fan. “Io continuo a fare il mio lavoro, la crescita e la libertà di Fdi viene molto temuta”, ribatte la Meloni. Insomma, “FdI fa paura” agli altri due partner della coalizione, è il sottotesto, “quindi cercano di tagliarci le gambe. Ora basta” sbotta il dirigente meloniano di prima fascia.

Fratelli d’Italia erutta fiele contro gli ‘alleati’

Subito, per bocca di Daniela Santanché, FdI ha annunciato fuoco e fiamme in commissione di Vigilanza Rai. Poi tuona, in conferenza stampa, Ignazio La Russa, che di FdI è il vicepresidente.

La Russa è un fiume in piena: “Perché lo hanno fatto? Per cupidigia di potere, per bulimia, per dispetto, perché ‘voi avete preteso…il Copasir’? O per calcolo? C’è qualcuno che spera di creare un cortocircuito e far saltare il centrodestra?”.

Durante la conferenza stampa di FdI convocata mercoledì sera, ad horas, sul rinnovo del Cda Rai, dice: “Il 99% degli elettori di centrodestra vuole – se lo mettano bene in testa i nostri alleati – che uniti battiamo sinistra e Cinque Stelle. Se qualcuno vuol creare i presupposti perché salti il centrodestra lo dica. Ripari il maltolto e ci faccia capire che ha come obiettivo di andare appena possibile al voto” intima il vicepresidente di FdI.

“Una possibilità di rimediare esiste? Non lo so – si domanda, scettico, La Russa – Se ne deve occupare Mattarella. Credo che questa volta la sua moral suasion debba farsi sentire. E anche lo stesso Draghi. Non possiamo aspettare che copi Ponzio Pilato. FdI ha scelto di non pretendere, ma non è una poltrona in più o meno che ci cambia la vita, ci fa paura una maggioranza come questa”, aggiunge, mettendo nel mirino la presidenza della commissione di vigilanza Rai, affidata da tempo all’azzurro Barachini. Un altro catino che, presto, diventerà una bolgia infernale, vedremo tra poco, tanto che un azzurro come Elio Vito mette già le mani avanti e dice “Lasciamo la Vigilanza a FdI”.

L’esclusione di Rossi e l’accordo tra Lega e FI

Tutto nasce, dunque, dall’esclusione del consigliere di Fratelli d’Italia, Giampaolo Rossi, dal nuovo cda Rai. Solo venti voti, per lui, quelli stretti stretti di FdI, i venti senatori (le nomine erano equamente ripartite tra Camera e Senato).

In pratica, gli alleati del centrodestra di governo (Lega e Forza Italia) si sono accordati per votare i loro esponenti, lasciando a bocca asciutta FdI.

Gli eletti, infatti, sono Alessandro di Majo (M5S), che prende solo 78 voti (sui 113 dati dalla somma di Pd e M5s), scatenando polemiche al fulmicotone dentro al Movimento, e Igor De Biasio (Lega), uscente riconfermato, che prende 102 voti (ma la somma di Lega e FdI fa 115) al Senato. Inoltre, risultano ben 34 schede nulle, 13 bianche e 12 voti dispersi. Invece, alla Camera, risultano elette, per il centrosinistra, Francesca Bria (Pd), economista romana, con 162 voti, ottenuti anche con l’appoggio di Leu, nomina che però scontenta Italia viva che voleva Stefano Menichini e che, per protesta, vota scheda bianca.

E, dall’altro, Simona Agnes (Forza Italia), figlia di Biagio Agnes, storico ex dg della Rai, con 161. Ma anche la scelta di quest’ultima, da parte di Lega e Forza Italia (161 voti), ha portato all’esclusione dell’unico membro di opposizione: Giampaolo Rossi, consigliere uscente, quota FdI.

Lo scontro scoppia al Senato tra FdI e FI

L’ultimo scontro interno al centrodestra vis à vis, risale alla tarda mattinata dell’altro ieri, a ridosso dell’apertura del seggio a palazzo Madama, quando Licia Ronzulli e Ignazio La Russa si incontrano per cercare in extremis una quadra. Invano. Urla, strepiti e fragore di pugni sul tavolo invadono le stanze dei gruppi. Inevitabile epilogo di una trattativa feroce. Da settimane Salvini e Tajani chiedevano a Meloni di cambiare cavallo, di individuare cioè un nome alternativo all’uscente Rossi, accusato d’aver giocato di sponda per tre anni in Cda con l’ad Fabrizio Salini, e spesso ai danni di azzurri e leghisti. Ma la leader di FdI si è mostrata irremovibile, minacciando addirittura di far saltare i candidati comuni alle amministrative se non fosse stata accontentata. “Un ricatto più che un tentativo di dialogo”, rivela un parlamentare forzista, che ha finito per irritare Berlusconi. Il quale ha poi dato mandato ai suoi di rompere con l’ex ministra.

La manovra di Berlusconi e Letta per la Agnes

Non è un segreto per nessuno che Simona Agnes, cara a Gianni Letta, era la donna su cui Forza Italia puntava per la presidenza Rai. Sogno infranto contro la decisione di Draghi di indicare a sorpresa la manager Soldi, vicina a IV, su cui, per ritorsione, si son subito abbattuti gli strali del centrodestra, sceso negli ultimi giorni in pressing sul premier per convincerlo a tornare sui suoi passi: in Vigilanza, dicevano, a Soldi rischia di mancare la maggioranza dei due terzi necessaria a ratificarne la nomina a guida della Rai.

I ‘nominati’ da Draghi ai vertici Rai e il rischio che qualcuno salti dentro la Vigilanza

I quattro consiglieri di nomina parlamentare del Cda della Rai vanno ad aggiungersi ai due di nomina governativa voluti da Mario Draghi in persona che, con le nomine di sua pertinenza (e del ministro dell’Economia, Daniele Franco) ha ‘spiazzato’ i partiti, scontentandone molti, specie quelli di centrodestra (in questo caso tutti e tre: Lega, FI e FdI) che, quando hanno appreso i nomi, sono rimasti spiazzati perché li ritengono entrambi “nell’orbita della sinistra”. E chi sono? Carlo Fuortes, oggi ancora sovrintendente della Fondazione Teatro dell’Opera di Roma, sarà il nuovo amministratore delegato della Rai, mentre alla presidenza è destinata la manager tv Marinella Soldi. Entrambi sono stati confermati mercoledì sera, nell’ambito del Consiglio dei Ministri, ma dovranno ora passare le forche caudine della ratifica della loro nomina dentro la Commissione di Vigilanza Rai e, anche questo voto, è da attenzionare con cura.

L’assemblea degli azionisti Rai (il Tesoro) ha approvato il bilancio e ratificato le nomine in Cda di Fuortes e Soldi, ma dovrà essere poi il nuovo Consiglio di amministrazione a eleggere il presidente, la cui nomina però andrà ratificata in commissione di Vigilanza a maggioranza dei due terzi. Si vedrà qui se gli strascichi lasciati dalle nomine parlamentari avranno effetto. Fratelli d’Italia si metterà di traverso, Pd e Leu sosterranno Soldi.

Italia viva, che viene considerata il vero sponsor della presidente, farà altrettanto. Bisognerà vedere, però, se Lega e Forza Italia si dichiareranno soddisfatti. Secondo indiscrezioni, potrebbero far mancare il loro voto a Soldi per orientare la commissione sulla Agnes. I voti necessari sono 27 su 40. Quelli di Lega e FI sono in tutto 14. Un altro terno al lotto tutto da vedere.

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