Politica

NaDef, siamo al voto. Giorgetti ottimista sul debito al 3% nel 2026

10
Ottobre 2023
Di Giampiero Cinelli

Domani approda in Aula la NaDef (Nota di aggiornamento al documento di Economia e finanza), il rapporto che disegna il contesto nel quale si inserirà la legge di bilancio 2023.

Il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti ha parlato oggi della NaDef in audizione, fornendo chiarimenti alla luce delle analisi preoccupate di Bankitalia e dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio. Timori che adesso si intensificano visto i prevedibili effetti del conflitto tra Israele e Palestina, che probabilmente in futuro faranno cambiare di nuovo le stime. Ad ogni modo, domani Camera e Senato dovranno approvare le risoluzioni sulla NaDef che prevedrà, tra le altre cose, anche il taglio del cuneo fiscale e l’attuazione della delega fiscale nel 2024, continuando con gli aiuti ai redditi bassi. Stavolta nessuno si preoccupa di possibili assenze tra i banchi del parlamento, come avvenne ad aprile, alla stesura del Def.

Dalla scorsa primavera le previsioni sono cambiate, ed è vero, la crescita sarà più bassa, allo 0,8% del Pil, tuttavia Giorgetti ha detto di contare sul fatto che la situazione patrimoniale delle famiglie è ancora «solida», e fanno ben sperare i dati sulla disoccupazione, scesa al 7,3%, con un tasso di occupazione al 61,5%. Insomma ne risulta l’ampliamento dell’indebitamento in rapporto al Pil per l’anno in corso, rivisto al 5,2%, che passerà nel 2024 al 4,3%, secondo il ministro necessario per contrastare le dinamiche della crisi e a un livello di «assoluta ragionevolezza».

Il governo conta di abbassare l’indebitamento negli anni seguenti e di ritornare sotto al famoso 3% nel 2026, viste anche le nuove regole sulla governance di finanza pubblica in procinto di entrare in vigore. Nel caso in cui gli effetti della riduzione fiscale e degli investimenti del Pnrr non dovessero dare frutti sufficienti, si ricorrerà allora alle privatizzazioni. Senza con questo rinunciare al rinnovo dei contratti pubblici, ha spiegato il ministro, a partire da quelli della sanità. Le risorse vanno dosate bene, vista l’importante spesa da considerare per gli interessi sul debito pubblico, sopra il 4% del Pil, e il disavanzo generato dai bonus edilizi, tra i 90 e i 100 miliardi totali contando il Superbonus e gli altri crediti, investimenti che, secondo i report più recenti, non hanno generato un ritorno pari o superiore.

Le opposizioni incalzano

I parlamentari d’opposizione che hanno assistito all’audizione di Giorgetti hanno chiesto chiarimenti sull’ipotesi privatizzazioni, ma Giorgetti non ha potuto dare indicazioni chiare, accennando alla sfera delle infrastrutture più competitive e al capitolo del rinnovo delle concessioni. Sul Superbonus i rappresentanti del M5S hanno esortato a trovare una soluzione per lo sblocco della cessione dei crediti. Luigi Marattin di Italia Viva ha invece chiesto al ministro degli aspetti legati alla valutazione imminente dell’Agenzia Moody’s, anche alla luce del fatto che, secondo l’esponente di Italia Viva, questo scostamento di bilancio non è costituzionale. Giorgetti ha risposto che la legge di bilancio rispetta i parametri posti dall’Ue dunque non è spaventato del giudizio di Bruxelles, ma al contrario non sa cosa aspettarsi dal parere di Moody’s, a cui farà attenzione. Tutto comunque è incardinato ed entro lunedì il leghista ha assicurato che verrà approvato anche il Documento programmatico di bilancio, che è lo step successivo alla NaDef. Quest’ultimo sarà quindi inviato alla Commissione europea, prima di concentrarsi sulla legge finanziaria vera e propria, da varare entro il 31 dicembre.

I pareri delle istituzioni terze

L’Ufficio parlamentare di bilancio sulla NaDef ha comunicato: «La novità è rappresentato da un rallentamento complessivo dell’economia rispetto a quanto valutato in primavera». A dirlo la presidente dell’Ufficio parlamentare di Bilancio Lilia Cavallari in audizione. L’ente ha validato le previsioni macroeconomiche programmatiche della NaDef 2023, spiegando che è «necessario fare degli aggiustamenti per mettere stabilmente il debito su una traiettoria discendente nell’arco dei 10 anni da qui al 2041», ma è considerato fattibile.

Anche Bankitalia nelle audizioni mette in guardia: «I rischi che gravano sull’attività economica sono elevati e orientati al ribasso. Le tensioni geopolitiche – legate sia al conflitto in Ucraina sia ai feroci attentati dei giorni scorsi in Israele – generano forte incertezza circa le prospettive di crescita. Queste ultime potrebbero risentire anche dell’indebolimento dell’economia cinese e, nell’area dell’euro, di una trasmissione particolarmente intensa della stretta monetaria, con un ulteriore irrigidimento delle condizioni di offerta del credito», ha detto Sergio Nicoletti Altimari, specificando: «L’elevato rapporto tra il debito pubblico e il Pil è un serio elemento di vulnerabilità: riduce gli spazi di bilancio per fare fronte a possibili futuri shock avversi; espone il Paese al rischio di tensioni sui mercati finanziari; aumenta il costo del debito per lo Stato, e in ultima analisi per le famiglie e le imprese».

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