Politica

Il mobile chiede prudenza: no a una guerra economica

16
Aprile 2025
Di Alessandro Caruso

(Intervista di Alessandro Caruso pubblicata su L’Economista, inserto de Il Riformista)
L’industria del mobile sa cos’è la resilienza, lo ha dimostrato nel periodo post pandemico, quando è riuscita a recuperare, e superare, i livelli del 2019 arrivando, in pochi anni a un +19,6% rispetto ai fatturati pre-pandemici. A chiusura del 2024 il fatturato complessivo del comparto ha toccato i 51,7 mld di euro, registrando un -2,9% che conferma quella che i tecnici hanno considerato una fase di normalizzazione dopo il periodo Covid, in cui la filiera aveva registrato performance ampiamente sopra la media. Il maestro Ettore Sottsass del resto diceva “la risposta a una crisi è una ricerca continua di novità e bellezza, una necessità di reinventarsi”.

E forse proprio questo slancio creativo ha rappresentato il baluardo difensivo del settore. Tuttavia il Salone del mobile di quest’anno ha aperto i battenti sotto le minacce di una nuova crisi, quella dei dazi. Gli Stati Uniti, infatti, rappresentano il primo mercato extraeuropeo di riferimento per le aziende italiane: nel 2024 il fatturato delle esportazioni ha registrato un miglioramento (+1,5%) dopo il -10,6% del 2023. «Resta inteso – spiega Claudio Feltrin, presidente di FederlegnoArredo – che la politica protezionistica di Trump, anche dopo la revisione dei dazi, potrebbe stravolgere lo scenario. Attendiamo comunque di conoscere nel dettaglio come verrà implementata la misura Usa e di capire anche quali saranno le contromisure che intende mettere in atto l’Europa: il nostro auspicio è che si eviti lo scenario peggiore, ovvero quello di una prova muscolare, in cui a farne le spese sarebbero entrambe le economie».

Sulla stessa linea d’onda anche Maria Porro, presidente del Salone del mobile: «Ora che il quadro internazionale si fa più complesso è fondamentale trovare una via per preservare l’accesso delle nostre imprese al mercato statunitense, il primo sbocco extra-Ue: quella in corso è una partita che l’Italia deve giocare al tavolo con l’Europa con una strategia negoziale che eviti l’escalation», ha detto all’inaugurazione del Salone. La prudenza è d’obbligo quando si rappresenta una filiera che cuba cifre a nove zeri e che crea volumi occupazionali così alti. Il macrosistema arredamento raccoglie, infatti, oltre 20.700 imprese, mentre il numero di addetti è di poco sotto le 139.600 unità.

Nel 2024 le esportazioni del comparto arredamento hanno fatto registrare poco meno di 14,4 miliardi di euro, in modesta flessione (-1,8%) rispetto al 2023. Sulla diminuzione hanno inciso le minori esportazioni verso la Francia (primo mercato con oltre 2,3 miliardi di euro, -3,6% sul 2023) e la Cina (che scende dalla settima posizione del 2023 all’ottava del 2024, con vendite per 393 milioni e una flessione del 17,9%). Tra le prime dieci destinazioni, significativa anche la diminuzione di Germania (-3,2%, determinato in particolare dall’andamento nel primo semestre) e Regno Unito (-3,7%); giù anche i Paesi Bassi (-5%). Tra i primi cinque mercati, segno negativo ma di entità più contenuta per gli Stati Uniti (secondo, -0,8%, con un rallentamento a fine anno) e la Svizzera (-1,4%).

A contenere invece l’andamento negativo contribuiscono tra i primi mercati in particolare gli Emirati Arabi Uniti (che registrano un trend positivo per il quarto anno consecutivo, guadagnando la settima posizione dalla nona del 2023 con una variazione del +22,2%,) e la Spagna (sesta, +4,1%). Fuori dalle prime dieci destinazioni, significativi gli incrementi in valore assoluto di Polonia (+9,7%) e Arabia Saudita (+14,6%).

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