Politica
Meloni-Starmer, immigrazione e difesa uniscono Londra e Roma
Di Giampiero Cinelli
Il primo ministro inglese Keir Starmer vuole capire da Giorgia Meloni come ridurre gli sbarchi di migranti irregolari. Può sembrare una forzatura un’interpretazione del genere, ma in occasione del terzo incontro tra i due leader, il tema principale è stato proprio questo. In Inghilterra c’è molto fermento da parte dell’opinione pubblica sulla faccenda della gestione dei flussi e il premier britannico deve fare i conti con chi reputa i laburisti troppo permissivi in termini di entrate di soggetti non idonei. Oggi invece Starmer incassa una critica diametralmente opposta sulla prima pagina del Guardian, che insinua stia «copiando» i programmi dell’«estrema destra».
La polemica trova vigore nell’interesse manifestato da Starmer per l’accordo tra Italia e Albania. Incontrando Meloni stamane a Villa Doria Pamphilj ha notato: «Sembra che ciò sia dovuto al lavoro a monte svolto in alcuni dei Paesi da cui provengono le persone. Uno dei modi migliori per affrontare questo particolare problema. Quindi sono molto interessato a conoscere come si sia svolto questo lavoro a monte, esaminando ovviamente altri schemi. Abbiamo già un intento comune di lavorare insieme su questo vile commercio di spingere le persone oltre i confini».
Insieme a Starmer c’era anche Martin Hewitt, neo capo della task force voluta dal governo laburista per contrastare gli sbarchi illegali sulle coste del Regno Unito in un’iniziativa alternativa al piano Ruanda, che era un piano per riportare i migranti nel loro Paese d’origine, eliminato da Starmer per i costi e la dubbia efficacia.
Starmer ha elogiato Meloni per la fermezza con la quale sta portando avanti il dossier Ucraina, sul quale Italia e Regno Unito sono allineati.
Meloni ha risposto: «Questa cooperazione vuole concentrarsi soprattutto sulle materie più strategiche, sulle materie più innovative e un tassello è sicuramente il Global Compact Program, che serve come voi sapete a sviluppare congiuntamente al Regno Unito e al Giappone un velivolo di caccia di sesta generazione assolutamente all’avanguardia dentro il 2035. È un progetto che significa opportunità, che significa crescita, che significa lavoro ma che contribuisce anche a sviluppare l’industria europea della difesa: l’industria europea della difesa è un problema che ha tutta l’Europa, non solamente gli stati membri dell’Unione Europea».
Il Presidente del Consiglio è attento ai molti italiani in Gran Bretagna. Così nella conferenza: «C’è una comunità di 600mila italiani in Gran Bretagna, moltissime persone che lavorano, ci sono molti terreni nuovi che si possano esplorare: l’annuncio di investimenti per 500 milioni di euro da (Leonardo e Marcegaglia) possano rafforzare le nostre relazioni commerciali. È prioritaria per noi la tutela dei diritti degli italiani residenti nel Regno Unito».