Politica
Meloni e Macron ora si intendono. Sullo sfondo c’è anche il Mediterraneo
Di Giampiero Cinelli
Ieri sera Giorgia Meloni ha incontrato il presidente francese Emmanuel Macron, in un contesto informale, ma fortemente voluto dalla neo-premier. Le ragioni dell’affrettarsi a vedere il Capo dell’Eliseo, risiedono non solo nella delicatezza del contesto politico odierno, ma anche dalla necessità di trovare un terreno comune appartenendo i due leader ad aree e culture politiche completamente diverse. E questa distanza Macron non si era risparmiato di sottolinearla in passato.
Tra i temi trattati soprattutto il dossier energia e l’Ucraina. Su cui, a giudicare dalle dichiarazioni, è emersa assoluta concordanza di idee. Sia sulle mosse da adottare in materia di riforma del mercato energetico, sia sulla linea di politica estera. Il faccia a faccia, però, ci dà l’occasione per mettere luce anche su un altro dossier, forse non trattato ieri, o forse sì, visto che il colloquio è durato molto, ovvero quello del mare. Alcuni indizi fanno pensare che il tema sia sul tavolo. Su tutti, il fatto che il Ministero del Mare (e del Sud) sia stato inaugurato proprio da Meloni e che la Francia, un ministero analogo, ce l’ha già. Inoltre è nota la questione del Mediterraneo, spazio naturale dell’Italia e di interesse per Parigi, di cui il Trattato del Quirinale, stipulato tra i due Paesi nel novembre 2021, si occupa. Oltre ad altri argomenti.
Definire le aree di competenza e la strategia comune da seguire nel Mare Nostrum è elemento a cui Italia e Francia lavorano già da tempo, a partire dalla creazione delle Zpe (Zone di protezione ecologica) e delle Zee (Zone economiche esclusive), in negoziati iniziati nel 2003, proseguiti nel 2006 fino all’accordo di Caen del 2015, che stabilisce quali sono i confini all’altezza della Sardegna e della Liguria. Qualche disagio c’è stato, quando un peschereccio sanremese è stato sequestrato dalla Marina transalpina perché reo di aver violato la delimitazione. Ma l’Italia non aveva ancora ratificato l’accordo. Ora gli esperti concordano che i cardini del Trattato del Quirinale sugli aspetti marittimi definiscano una svolta che va nel senso di una maggiore cooperazione. Prova ne è stata, ad esempio, l'”Operazione Sophia”, terminata nel 2020 e condotta dall’Italia, a cui Parigi ha collaborato. Una missione di sicurezza di contrasto al traffico di minori. Le due nazioni sembrano stare trovando una quadra, ognuno poi può valutare quanto proficua, anche sulle sfere di influenza. Essendo presenti entrambi in chiave anti-turca nel mare di Cipro, noi con Eni. In Africa, questo è il punto più controverso, la Francia ha evidenti mire in Libia, lasciando all’Italia il protagonismo nel Golfo di Guinea per combattere la pirateria. Parigi è inoltre restata neutrale, accettando la guida italiana, anche in un altra missione di sicurezza spinta oltre il Mediterraneo, quello nello stretto di Hormuz, tra Iran e Oman. La vocazione imperiale della Francia insomma non si può ignorare, e può essere contraria al nostro interesse nel principale teatro di Tripoli. Ma un governo italiano conscio del nuovo impulso dato dal Tratto del Quirinale, ha tutto l’interesse di mostrare la capacità di gestire i rapporti con i vicini d’Oltralpe.