Politica
Migranti: primo inciampo del governo o questione di compostezza istituzionale?
Di Simone Zivillica
È indubbio che il governo capitanato da Giorgia Meloni abbia vissuto questi primi (quasi) sei mesi in una, se non perfetta, quanto meno buona armonia con la cittadinanza – e i sondaggi sempre positivi lo confermano – e tutto sommato anche con i media. I delicati equilibri interni alla maggioranza non sono stati sempre sereni, ma l’abilità, propria del centrodestra di berlusconiana formazione, di rimanere compatti almeno verso l’esterno ha ovviato a inceppamenti di circostanza. Qualcuno addentro alle dinamiche di palazzo, così come a quelle elettorali, ha definito questo periodo una luna di miele. In effetti, non potrebbe essere definita meglio. Tuttavia, le lune di miele finiscono e, volenti o nolenti, occorre fare i conti con la quotidianità di scelte difficili e non sempre condivise con il (i) partner, così come le differenze, appianate dalla propulsione estatica degli inizi, tornano ad acuirsi una volta che l’abbrivio tende, per legge fisica, ad andare scemando. Le ultime tragedie di migranti non fanno che evidenziare questi segnali.
Le crepe nel monolite del governo?
Quello che sta accadendo da una decina buona di giorni al governo sembra essere proprio questo. A livello interno tutte le componenti della maggioranza continuano a dire all’esterno, e a dirsi tra loro, di essere unite e compatte. L’hanno fatto in occasione del caso Cospito e di quello, immediatamente conseguente, Donzelli-Delmastro. L’hanno fatto anche in occasione dell’informativa sulla strage di Cutro del ministro Matteo Piantedosi di martedì scorso, che pure qualche dubbio l’aveva fatto sorgere. Nelle reazioni di Lega, Fdi e Fi, tuttavia, nessuna crepa, solo vicinanza e indicazione chiara e univoca dei colpevoli di quella tragedia: gli scafisti e la solitudine tutta italiana nel risolvere un problema che dovrebbe essere europeo.
All’esterno, però, le crepe hanno cominciato a farsi strada tra le pareti di un esecutivo fino a questo momento pressoché monolitico. Il consiglio dei ministri tenutosi simbolicamente a Cutro, proprio per omaggiare quelle vittime, doveva servire come acqua sull’incendio creato da un’azione di soccorso non troppo lineare e limpida e dalle conseguenti parole, decisamente poco felici, del ministro Piantedosi – che, lo si ricorda per dovere di consequenzialità nel ricostruire i fatti, ha accusato i genitori dei bambini deceduti nel naufragio di essere incoscienti, non prendendo in considerazione le condizioni, spesso ancor più disperate, di partenza. Ecco, a quel cdm è seguita la classica conferenza stampa, che però classica non è stata affatto.
La conferenza stampa del cdm in trasferta
A partire dal luogo, ovviamente, ma anche dall’assenza del sindaco di Crotone – eletto in una lista civica appoggiata dal centrosinistra. Soprattutto, però, dalla formula in cui si è svolta una situazione che solitamente è istituzionale, organizzata, meccanica e quindi compassata. Complice la passione dimostrata per un tema che, necessariamente e giustamente, infiamma animi e penne ma anche la, forse, inesperienza di un nuovo ufficio stampa della presidenza del consiglio alla sua prima uscita pubblica in un terreno scivoloso, la conferenza stampa si è trasformata in un acceso dibattito tra i giornalisti presenti e Giorgia Meloni. Un dibattito, al quale erano presenti anche diversi giornalisti locali, che raccontano gli sbarchi autonomi sulle loro spiagge da anni e che hanno fatto notare alla premier di «essere male informata». In effetti Meloni sbaglia in almeno due circostanze la ricostruzione dei fatti della notte del naufragio, trovandosi poi costretta a cedere la parola al ministro Piantedosi e Salvini, anche se questi non hanno chiarito ulteriormente rispetto alle informazioni già note e alle domande sui nodi più intricati poste dai giornalisti.
Le facce infastidite degli esponenti di governo, da una parte hanno tradito la distanza tra il tavolo dei relatori e le sedie dei giornalisti – ma questo è il gioco delle parti – mentre dall’altra hanno riconfermato la compattezza dell’esecutivo. Compattezza sottolineata dal video, circolato o fatto circolare a mezzo social, in cui la premier Meloni e il ministro Salvini, mentre le ricerche dei cadaveri dei migranti proseguivano – gli ultimi tre ritrovamenti risalgono all’altro ieri – cantano insieme al karaoke in occasione del compleanno del leader leghista. Nasce, però, un altro problema che appare essere più che comunicativo, piuttosto di compostezza istituzionale che il centrodestra di governo non sembra aver smarrito dal centrodestra di campagna elettorale, di opposizione, di piazza. Come fa notare Galli Della Loggia sul Corriere, probabilmente sarebbe stato assennato evitare «all’indomani di un naufragio [in cui hanno perso la vita 78 persone, molte delle quali minori, ndr] cantare nel mezzo di una festa una canzone che parla di un annegamento [La canzone di Marinella, Fabrizio de André, ndr]».
Le morti in mare continuano
La strage di Cutro, inoltre, e lo si sapeva fin troppo bene, non era che una delle tragedie che sono avvenute, avvengono e continueranno ad avvenire nel Mediterraneo. La novità, in quel caso, era lo spicchio di mare in cui quelle 78 persone hanno perso la vita, ossia lo Ionio, mentre siamo soliti leggere e scrivere di questi avvenimenti nel Canale di Sicilia. Lunedì 13 marzo 2023, a poco più di due settimane da quel naufragio, contiamo altre 30 vittime a largo della Libia. Corpi che sottolineano una volta ancora come i dettami securitari funzionano fino a certo punto, oltre il quale se non si vogliono raccogliere cadaveri occorre, necessariamente, che ci sia qualcuno a salvarli quando sono ancora persone. All’indomani del più grande naufragio nel Mediterraneo, quello di Lampedusa del 2013, ci si era decisi, a livello europeo con la missione Mare Nostrum, poi naufragata. Sono intervenute quindi le Ong con le navi Sar, ma il loro lavoro è stato spesso – come oggi – messo in discussione e comunque la si pensi la percentuale di persone in arrivo grazie ai salvataggi delle Ong è irrisoria rispetto al totale, evidente dunque che in ogni caso la soluzione al problema non risieda lì.
Quindi il codice di condotta Minniti, i decreti sicurezza e, per ultimo, il decreto migranti approvato giovedì a Cutro dal cdm in seduta straordinaria nella cittadina calabrese. Qui, da sinistra si denuncia un affondo securitario che non avrà effetti positivi sulla sicurezza delle persone che fuggono da tragedie, guerre e carestie, né sugli arrivi. Da destra, invece, la Lega continua a spingere perché le norme contro il traffico e l’arrivo di migranti siano ancora più dure di quanto effettivamente approvato. Le novità più sostanziali, nella pratica, sono che gli scafisti saranno passibili di pene fino a 30 anni di carcere in Italia qualora ci sia un naufragio e delle vittime, e sull’allargamento della giurisdizione italiana: «Se la condotta è diretta a procurare l’ ingresso illegale nel territorio dello Stato – ha chiarito il ministro della Giustizia Nordio – il reato è punito secondo la legge italiana, anche quando la morte e le lesioni si verificano fuori dal territorio italiano».
Search and Rescue
Le Ong tornano ad accusare il governo italiano di non fare abbastanza per scongiurare le morti di migranti in mare. Lo fanno dopo aver presentato, in un esposto congiunto con 40 associazioni della società civile italiana ed europea alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Crotone per chiedere di fare luce sul naufragio di domenica scorsa a Steccato di Cutro, costato la vita a 78 persone tra cui, lo si ricorda, molti bambini. “Davanti a così tanti morti e chissà quanti dispersi, è doveroso fare chiarezza. Vogliamo dare il nostro contributo all’accertamento dei fatti, non ci possono essere zone grigie su eventuali responsabilità nella macchina dei soccorsi” – così le associazioni, tra cui figurano Save the Children, Medici Senza Frontiere, Open Arms, Amnesty International, ARCI, Legambiente, RESQ – People Saving People, Sea-eye, Sea-watch e molte altre, sia che si occupano di Search and Rescue di migranti sia che non lo facciano direttamente.
Insomma, se l’imbarazzo di Giorgia Meloni negli errori evidenziati dai giornalisti durante la conferenza stampa di Cutro è solo questione di compostezza istituzionale o se c’è qualcosa in più, saranno solo le prossime azioni del governo a dirlo. La notizia è che c’è stata una scivolata del leader, Giorgia Meloni, una che è parecchio difficile trovare in fallo, soprattutto in un tema come quello della migrazione che maneggia da tempo e che è stato spesso suo cavallo di battaglia. Una prima occasione di riscatto ci sarà con il question-time previsto per mercoledì prossimo al quale parteciperà Meloni stessa e dove risponderà delle azioni in merito al salvataggio dei migranti. Un passo necessario, sottolineato, forse anche dalle tante scritte sui muri di accusa contro governo apparse per le strade di Cutro giovedì scorso, così come le azioni di protesta della cittadinanza che ha lanciato peluches contro le auto governative.
È evidente dunque, che se una situazione non è stata chiarita in una lunga informativa, cui è seguita una conferenza stampa e c’è bisogno di un ulteriore step chiarificatore dove sarà direttamente il capo del governo a essere protagonista, una qualche crepa nella gestione di questi ultimi giorni ci dev’essere stata. Anche perché, e soprattutto, i migranti continuano ad arrivare e con la bella stagione che comincia sempre più anzitempo arriveranno sempre di più, come i 487 sbarcati l’altro ieri a Capo Rizzuto portati in salvo dalla Guardia Costiera di Crotone, la stessa di due settimane fa.