Politica

Mattarella prende per mano l’Italia

03
Febbraio 2022
Di Andrea Maccagno

Il Presidente Mattarella ha prestato il giuramento ed ha ufficialmente dato il via al suo secondo settennato con il messaggio al Parlamento riunito in seduta comune. Un discorso sentito, dove a prevalere è stato il richiamo all’unità. Un discorso sincero e apprezzato, interrotto da 55 applausi e 18 standing ovation.

Unità: lo ribadisce Mattarella quando invoca “il concorso di ciascuno”, prima di plaudire a “medici, operatori sanitari, volontari” che hanno garantito i servizi essenziali in uno dei periodi più difficili della storia recente del Paese.

E poi la giustizia, più volte salutata come elemento centrale della Repubblica ma anche individuata come uno dei pilastri da riformare. “È indispensabile che le riforme annunciate giungano con immediatezza a compimento affinché il Consiglio superiore della Magistratura possa svolgere appieno la funzione che gli è propria, superando logiche di appartenenza che, per dettato costituzionale, devono rimanere estranee all’Ordine giudiziario. Occorre per questo che venga recuperato un profondo rigore. Indipendenza e autonomia sono principi preziosi e basilari della Costituzione ma che il loro presidio risiede nella coscienza dei cittadini: questo sentimento è fortemente indebolito e va ritrovato con urgenza. I cittadini devono poter nutrire convintamente fiducia e non diffidenza verso la giustizia e l’Ordine giudiziario”.

Mattarella non elude neanche il tema diseguaglianze, con alcuni passaggi particolarmente apprezzati dai parlamentari presenti a Montecitorio. “È necessario assumere la lotta alle diseguaglianze e alle povertà come asse portante delle politiche pubbliche”, ha dichiarato il riconfermato Presidente, che ha ricordato come non vadano messe in secondo piano la questione femminile, giovanile e le rivendicazioni degli studenti. “Le diseguaglianze non sono il prezzo da pagare alla crescita. Sono piuttosto il freno di ogni prospettiva di crescita”, ha chiosato.

Esprime al Governo di Mario Draghi “un convinto ringraziamento e gli auguri di buon lavoro” e non si tira indietro nel constatare i pericoli che sarebbero derivati dal prolungato stato di incertezza politica incapace di fare sintesi su un nome per il Quirinale.  Definisce “travagliati” i giorni della scorsa settimana, ma “travagliati per tutti, anche per me”. Applauso.

Se c’è però un vocabolo che rimane impresso del messaggio di Mattarella, questo è “dignità”. Scandisce questa parola 18 volte alla fine del suo discorso. Dignità, dice Mattarella, è azzerare le morti sul lavoro (e ricorda Lorenzo Parelli, il ragazzo deceduto l’ultimo giorno del suo progetto scuola-lavoro). È opporsi al razzismo. È impedire la violenza sulle donne. È il diritto allo studio, il rispetto degli anziani, il contrasto alla povertà. È “non dover essere costrette a scegliere tra lavoro e maternità”. Ma è anche attenzione alle carceri, lotta alle mafie, garantire un’informazione libera. “Dignità, dunque, come pietra angolare del nostro impegno, della nostra passione civile”, ha concluso Mattarella.

Saranno sette anni complessi, con l’obbligo di superare il virus e la crisi economica. Con la sfida di ricomporre un’unità nazionale vacillante e sconfiggere quelle spinte che puntano a mutare la posizione filo-europeista e occidentale dell’Italia. Ma in un Paese ancora troppo debole, la Repubblica può contare sulla forza tranquilla del Presidente Mattarella. Auguri di buon lavoro.

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