Politica
Mario Draghi parla da costituente europeo. Il suo rapporto sulla competitività. L’integrale
Di Alessandro Caruso
Passa il tempo, scadono i ruoli, ma quando Mario Draghi parla le agenzie europee battono ancora veloci. Ogni sua parola è una teoria. Anche oggi è successo a La Hulpe, vicino a Bruxelles, durante un suo intervento alla Conferenza di alto livello sul “Pilastro europeo dei diritti sociali” organizzata dalla presidenza belga di turno del Consiglio Ue. Draghi ha presentato il progetto e la filosofia, per come si stanno delineando, del suo rapporto sulla competitività europea, che la presidente della Commissione Ursula von der Leyen gli ha chiesto di elaborare, e che presenterà al Consiglio europeo subito dopo le elezioni di giugno. Il suo discorso è ricco di spunti costituenti, per modellare un’Unione europea adatta alle sfide future. L’ex premier italiano ha spiegato che ci sono tre filoni nei quali è urgente intervenire: rendere possibile un’economia europea di scala, di dimensioni continentali e non frammentata tra gli Stati membri, come possono fare i nostri rivali economici, agendo come un solo paese; agire insieme per i beni e gli obiettivi comuni, di cui tutti beneficiano, ma che nessun paese può conseguire da solo, per esempio con il mercato integrato dell’energia e l’unificazione dei mercati dei capitali nazionali; assicurare le forniture essenziali di risorse e materie prime. «Questi tre filoni – ha rilevato Draghi – ci impongono di riflettere profondamente su come ci organizziamo, cosa vogliamo fare insieme e cosa vogliamo mantenere a livello nazionale. Ma data l’urgenza della sfida che ci troviamo ad affrontare, non possiamo permetterci il lusso di ritardare le risposte a tutte queste importanti domande fino alla prossima modifica del Trattato Ue. Per garantire la coerenza tra i diversi strumenti politici dovremmo essere in grado di sviluppare ora – ha continuato l’ex presidente della Bce – un nuovo strumento strategico per il coordinamento delle politiche economiche. E se dovessimo scoprire che ciò non è fattibile, in casi specifici, dovremmo essere pronti a considerare di procedere con un sottoinsieme di Stati membri». Ad esempio una cooperazione rafforzata, ha ricordato Draghi, sottoforma di un ‘ventottesimo regime’ (un regime diverso da quelli nazionali, coordinato a livello europeo, per cui uno Stato membro potrebbe optare, ndr) «potrebbe essere una via da seguire per l’Unione dei mercati dei capitali, per mobilitare gli investimenti. Ma la coesione politica della nostra Unione richiede che agiamo insieme, possibilmente sempre» ha concluso.
Il suo discorso integrale