Politica

Ma quando finisce la ricreazione?

25
Marzo 2024
Di Daniele Capezzone

Dirà il lettore: ma perché stupirsi dopo anni di cicaleccio, di chiacchiericcio, di risse-polemiche-battibecchi? E in effetti si tratta di un’obiezione solida come la roccia. 

Eppure dà un senso di vertigine e di incurabile sconforto constare la distanza, il decalage, tra l’enormità delle sfide e delle incognite che gravano sul nostro tempo, e – al contrario – l’impalpabile superficialità del dibattito pubblico italiano. 

Ci sono tre guerre (Ucraina, Gaza, Mar Rosso), in tutti e tre I casi le ragioni della libertà paiono sotto assedio e non sempre adeguatamente difese, eppure noi siamo qui a giochicchiare con le piazzate di un sindaco in cerca di un salto politico nazionale, con le mossette di liste che tentano di strapparsi reciprocamente qualche decimale in più alle Europee di giugno, con polemicuzze del giorno sempre roventi eppure destinate a spegnersi al tramonto, ma solo per essere sostituite – il giorno dopo – da liti altrettanto rumorose ma vacue. Piu wrestling che pugilato, si potrebbe dire. 

La sensazione è quella di una interminabile ricreazione, di uno stato di sospensione che in genere si cerca di giustificare evocando un’imminente scadenza elettorale. Salvo scoprire che, passato quel turno di voto, se ne staglia già un altro all’orizzonte, riproducendo il format dell’eterno ritorno del sempre uguale. Altre risse, altre chiacchiere, altra anestesia di massa. 

Saranno le cose – da fuori – a suonare il gong? 

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