Politica
Ma che fine ha fatto la brutta storia del dossieraggio?
Di Daniele Capezzone
Viviamo tempi curiosi. Sono passate – in fondo – poche settimane dalla clamorosa deflagrazione dell’inchiesta sul maxi dossieraggio condotto – secondo l’accusa – da un sottufficiale della Guardia di Finanza incardinato presso la Procura Nazionale Antimafia.
Ricapitoliamo. Migliaia e migliaia di accessi illegali a banche date riservatissime, accumulo (chi può saperlo?) di informazioni delicate su personalità pubbliche, un lavoro enorme di pesca a strascico. E attenzione: solo una minuscola parte di questa massa di informazioni è stata riversata in articoli giornalistici (che appare difficile spacciare come “inchieste”).
E tutto il resto del materiale di quel dossieraggio che fine ha fatto? Chi ha potuto disporne? Chi ha attivato il sottufficiale oppure ha omesso di sorvegliarlo adeguatamente? E ancora: vogliamo credere che il principale indagato, se la sua colpevolezza sarà confermata, si sia esposto a un rischio così grande solo per trasferire spicchi e spiccioli di informazioni a un pugno di cronisti suoi amici?
Ecco: tutte queste domande attenderebbero una risposta non solo giudiziaria, ma pure politica. E invece la questione appare curiosamente dimenticata, sepolta, rimossa dalla discussione pubblica. Come mai?