Anni fa dicevano “non siamo un partito”, i congressi erano qualcosa di lunare. Poi l’organigramma ha cominciato a richiedere maggiori passaggi ufficiali. Oggi siamo arrivati sino al concetto di Costituente. Un punto importante, ma che denota un momento cruciale per il M5S, che si è radunato in Assemblea dal 21 al 24 novembre. Nella giornata di domani la fase finale, in cui si deciderà su aspetti politici e gestionali di carattere fondamentale.
Innanzi tutto il voto sul destino dell’attuale capo politico Giuseppe Conte, in calo di gradimento e tuttavia una figura con influenza ed esperienza. Il Movimento nelle ultime prove elettorali ha raccolto poco e i circa 89mila iscritti, nel voto online, dovranno dire se è soprattutto colpa sua. Un’incognita chi prenderebbe il posto, sebbene circolino i nomi di Appendino e Todde.
Il conclave pentastellato delibererà anche sul posizionamento politico: il movimento è progressista? Deve stare nelle alleanza di sinistra, in primis a fianco al Pd, o cercare tali sponde rappresenta per i Cinque Stelle un abbraccio mortale?
Poi il verdetto sugli aspetti strutturali dell’architettura a Cinque Stelle. Il verdetto che può fare da rinascita o anche da detonatore, aprendo alla temuta scissione. Ovvero la regola dei due mandati e la figura del Garante, che attualmente è Beppe Grillo. Il Garante deve rimanere nello statuto? E se resta ma non è più Grillo, o non lo sarà nessun altro, o lo farà il Comitato di Garanzia, lo farà un organo collegiale appositamente eletto. Queste le opzioni su cui ci si esprimerà.
Secondo Giuseppe Conte, Grillo può anche rimanere come Garante, purché partecipi (e faccia comizi), invece di stare molto lontano dalla vita pubblica come adesso. L’ex premier ha anche fatto sapere che non avrebbe alcun problema a lasciare la leadership qualora emergesse tale volontà.
Conte ha l’appoggio di molte personalità importanti del M5S. Ma tra i big, tra cui Paola Taverna, vicepresidente vicaria del Movimento, Vito Crimi, consulente del gruppo parlamentare pentastellato, Michele Gubitosa, Mario Turco, Pasquale Tridico, c’è anche qualcuno che non si schiera dalla parte dell’Avvocato.
Tra i più critici c’è sicuramente Danilo Toninelli, che quasi quotidianamente tiene una rubrica sui social in cui spara a zero sulle scelte del presidente, una su tutte quella di non essere stato riconoscente a Grillo per averlo “messo a Palazzo Chigi“. Anche Virginia Raggi si sente più vicina all’ala movimentista e l’approccio politichese di Conte non l’ha mai convinta fino in fondo. Si dovrà capire quanto i gruppi locali e gli attivisti faranno pendere l’ago della bilancia dalla parte del Garante. La sua popolarità presso la base è ancora in parte evidente, non uniforme.
E Grillo c’è alla Costituente? Dicono sia passato nella capitale per poi ripartire. Mai come attualmente la sua assenza, è invece percepita come una presenza, con cui ancora fare i conti. Vedremo per quanto.