Politica

Scintille M5S-Draghi. Conte: nessuna rottura

30
Giugno 2022
Di Giampiero Cinelli

Lasciare un vertice internazionale in anticipo non è usuale. Se Mario Draghi lo ha fatto, l’incertezza sulla tenuta del governo è concreta. Giuseppe Conte, capo politico del M5S, dice che la rottura non ci sarà, a margine di un colloquio di più di un’ora con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ma suona come un “Mario stai sereno”. La giornata di ieri ha un comun denominatore: lo squilibrio. Perché anche nella Lega ci sono stati momenti di apprensione, con la riunione del gruppo parlamentare che ha discusso, infastidito non poco, delle recenti proposte sullo Ius Scholae e sulla cannabis. Qualche deputato sarebbe addirittura disposto a lasciare il governo per via di questi temi identitari, Salvini li giudica provocatori in un momento in cui gli italiani non riescono a pagare le bollette.

Se il governo è in bilico è facile capire perché. Sia il M5S che la Lega sono in crisi, in quanto si trovano nella bizzarra situazione in cui la base degli eletti non concorda con l’azione dei propri membri all’interno dell’esecutivo. Esecutivo che, poi, comunque, continua a essere sostenuto. Ma fino a quando potrà essere sostenibile un governo di unità nazionale in cui ci sono dentro praticamente tutti, tranne Fratelli D’Italia e altri piccoli gruppi marginali? Quanto può andare avanti un governo in cui c’è un ministro che approva l’invio di armi o l’avanzamento della direttiva Bolkestein ricevendo le critiche del suo partito? Tra un anno poi ci sono le elezioni, il gradimento elettorale va rinvigorito ed è imbarazzante dover spiegare ai cittadini perché si accetta di stare sempre un gradino sotto il reggente Draghi, in un qualcosa che ricorda vagamente un governo tecnico. Ricordo che per gli italiani è abbastanza traumatico.

Insomma lo strappo di Giuseppe Conte potrebbe essere solo rimandato. Lui e il premier si sono sentiti telefonicamente, concordando un appuntamento che ci sarà a breve ma che non è stato ancora ufficializzato. Sempre ieri sono state smentite le voci – fatte circolare dal sociologo Domenico De Masi, vicino al M5S – secondo cui Mario Draghi abbia chiesto a Beppe Grillo di rimuovere Conte perché inadeguato. Dopo la replica di Palazzo Chigi, a smentire è stato lo stesso De Masi. Ma i grillini hanno gongolato, rimarcando che, spesso, una smentita non fa che avvalorare la notizia. Draghi infatti non ha commentato. Dal confronto avuto con Giuseppe Conte è emerso che il leader grillino gli abbia espresso vive preoccupazioni per la salute della democrazia. In sostanza gli ha detto: come faccio a continuare a sostenerti se non ci si può confrontare sulle armi all’Ucraina, la proroga del Superbonus 110% e un nuovo inceneritore previsto nel Decreto Aiuti? Più infatti il M5S assicura la stabilità, più si snatura agli occhi dei suoi elettori. Tuttavia, uscire dal governo ora significherebbe affrontare Giorgia Meloni, rischiando di venirne fuori con le ossa rotte. E la permanenza del Reddito di Cittadinanza sarebbe seriamente ipotecata. Per non parlare dell’eventualità, molto realistica, che buona parte degli attuali esponenti pentastellati non vengano riconfermati. Per adesso, quindi, sia il Movimento che la Lega prendono tempo. Ma il Carroccio ha il fiato sul collo della leader di Fratelli D’Italia, che afferma: «Vedremo se i nostri alleati avranno il coraggio di andare fino in fondo». Intanto oggi c’è il Cdm per varare un nuovo pacchetto di sostegni contro il caro energia. Draghi lo ha ufficialmente tirato in ballo per giustificare l’abbandono in anticipo del vertice Nato. In Italia pochi ci credono. Vedremo se i panni sporchi verranno lavati in famiglia.