Sarà Stefano Lo Russo il candidato sindaco del centrosinistra a Torino. Il capogruppo PD in Consiglio Comunale l’ha spuntata per neanche 300 voti su Francesco Tresso, secondo classificato alle primarie della coalizione e vera sorpresa della competizione. Ma gli entusiasmi si infrangono su un dato: l’affluenza.
Sono stati appena 11.325 i torinesi che si sono recati ai seggi, compresi gli elettori che hanno votato online (1.111) pre-registrandosi tramite Spid entro l’8 giugno su una piattaforma dedicata: una prima assoluta per il campo progressista. I numeri sono ben al di sotto delle più caute previsioni della vigilia, il che fa suonare un campanello d’allarme all’alleanza che vuole riprendersi Palazzo Civico dopo l’esperienza Appendino che, come noto, non si ricandiderà.
Impietoso il confronto con le ultime primarie del 2011, quelle che incoronarono Fassino candidato d’area e successivamente sindaco della città. In quell’occasione a votare furono oltre 53mila torinesi: solo Fassino ne convinse 29mila, riportando il 55,3% delle preferenze. Lo scorso weekend sono quindi andati a votare meno della metà degli elettori di Fassino 2011.
Ma prendiamo un ulteriore dato, quello delle firme raccolte per presentare la propria candidatura. A parte Igor Boni – esente perché appoggiato da un partito che siede in Parlamento (+Europa) – e Stefano Lo Russo, che ha fatto man bassa di sottoscrizioni tra gli iscritti Pd, i rimanenti hanno dovuto raccogliere almeno 4mila firme per essere della partita.
Francesco Tresso ne ha prese circa 7mila, per poi ottenere appena 3932 voti (34,8%). Enzo Lavolta ha sommato circa 9mila firme per fermarsi addirittura a 2864 preferenze (25,4%). Per intenderci: solo le firme raccolte da questi due candidati hanno superato il numero di elettori delle primarie. Davvero poco, visto che l’auspicio era quello di raggiungere i 30mila elettori e comunque non scendere sotto i 22.800 delle primarie del 2019.
E se Igor Boni praticamente non è mai stato in gara (257 voti pari al 2,3% dei consensi), Stefano Lo Russo con appena 4229 preferenze (37,5%) si è aggiudicato la possibilità di sfidare alle prossime elezioni comunali di ottobre Paolo Damilano – recentemente ufficializzato dal centrodestra – con l’obiettivo di riportare al centrosinistra la guida della città.
Un duello complicato, visto il peso crescente che Salvini e Meloni stanno riscuotendo anche nel capoluogo piemontese. Un aiuto può venire però dal sistema elettorale, con il doppio turno che – a differenza del 2016 – può agevolare il centrosinistra.
Rimane il tema alleanze: Lo Russo, insieme a Boni, era tra i più contrari all’apertura verso il Movimento 5 Stelle. Una vittoria così risicata, che non ha mostrato quella capacità aggregativa al di fuori della coalizione, potrebbe però riavvicinare due partiti che sotto la Mole non si sono mai veramente sopportati. Ad ascoltare oggi Lo Russo bisognerebbe escludere coalizioni allargate, ma le pressioni dal nazionale potrebbero essere forti nei prossimi mesi. Certo, resta da capire se l’abbraccio col nemico aiuti davvero a vincere o sia un’altra minestra indigesta per un elettorato ormai plasticamente logoro e stanco.