Politica

Lega a Pontida, Italia Viva a Santa Severa. Due mondi che guardano a Bruxelles

18
Settembre 2023
Di Giampiero Cinelli

I raduni di partito si fanno quasi sempre nei periodi di piena attività legislativa e non è un caso. Servono a compattarsi, comunicare meglio la posizione, galvanizzarsi o lanciare nuove speranze se si è in una fase di crisi. L’evento della Lega Nord a Pontida è un appuntamento classico, quello di Italia Viva un inedito, conclusosi sempre ieri a Santa Severa. Due mondi a confronto, tuttavia entrambi in cerca della loro centralità.

Questioni di identità

Perché se a Pontida Salvini fa salire sul palco Marine Le Pen, al castello di Santa Severa Matteo Renzi attacca Meloni che dialoga in Europa con i Paesi che i migranti non li vogliono prendere. Il leader del Carroccio promette protezione e welfare ai suoi sostenitori, l’ex Presidente del Consiglio rivendica il Jobs Act e punzecchia Schlein per non essere andata a confrontarsi sui temi del lavoro. Ma in fondo cosa stanno dicendo i due leader alla folla? Che loro difenderanno lo spazio politico che credono di dover occupare, specialmente in vista delle prossime elezioni europee, anche se oggi si chiede sempre più di adottare scelte molto nette sui temi, e anche se, quando da paladino della sicurezza fai intendere che la visita a Lampedusa di Ursula von der Leyen è indiscreta, sai che a Palazzo Chigi collabori con il premier che la presidente della Commissione l’ha accompagnata tra la gente stipata.

E infatti i comizi di ieri sembravano già un’anticipazione di quello che vedremo l’estate prossima, per il rinnovo di un parlamento comunitario che potrebbe anche vedere gli alleati di governo accasarsi in diverse compagini. Tuttavia, i temi sono quelli da marchio di fabbrica. Ai quali gli elettori restano agganciati speranzosi. Matteo Salvini rassicura: «Io e Giorgia Meloni andremo avanti 5 anni» e ribadisce che farà di tutto per un maggiore controllo dei porti.

Adesso l’economia è argomento che si sente sulla pelle di tutti, e su questo interviene il ministro delle finanze Giorgetti, spiegando che la modifica del Patto di Stabilità sarà un passaggio cruciale al fine della sicurezza dei conti e di una migliore gestione degli interessi sul debito, ma a tal proposito bisognerà continuare a battersi per scorporare gli investimenti dal calcolo del deficit, obiettivo per niente facile. Un passaggio poi sui temi individuali e di costume, con il segretario della Lega che cerca di archiviare il caso Vannacci, affermando che non è compito suo e della Lega stabilire cosa è ammesso o no in tema di sentimenti, pur non condividendo le vistosità delle manifestazioni come il Pride o alcune prese di posizione troppo delicate come l’adozione da parte di omosessuali e l’utero in affitto. Le riforme istituzionali, come l’autonomia differenziata, restano un punto su cui la Lega andrà avanti.

La ricetta renziana

Diverso da Conte, Schlein e ovviamente dalla destra. Così si presenta il Matteo Renzi attuale a Santa Severa il quale, da ammiratore di Blair, snocciola una terzia via per ogni punto fondamentale: «Sui migranti il governo ha fallito» e la soluzione non è chiudere i porti ma combattere le organizzazioni criminali di scafisti e di trafficanti nel deserto. I diritti del lavoro? Difficile implementarli fissando nuovi standard retributivi ma favorendo un meccanismo per cui parte degli utili vadano ai dipendenti, senza che siano tassati. E ciò è possibile però se le imposte sul lavoro vengono ridotte, Ma più di tutti emerge un elemento: Matteo Renzi non ha accantonato l’idea del Mes sanitario. Reputandolo utile a snellire le liste d’attesa e a permettere le nuove assunzioni. «Conte e Schlein lottino per prendere 37 miliardi e così assumere 65.000 sanitari». Renzi è convinto che Italia Viva farà bene alle europee perché può prendere i voti di Forza Italia. La convinzione deriva dal fatto che una Forza Italia con Tajani prenderà di meno, dunque la soglia del 4% è raggiungibile, anche perché secondo Matteo Renzi c’è una parte di Paese che confida nella capacità di ridurre le tasse anche da parte di un partito di centro. E la Schlein va difesa perché è «la nostra migliore alleata. Va al Gay Pride ma noi abbiamo fatto le unioni civili. Vuole abrogare il Jobs Act, ma in Lombardia quelli che hanno voluto il Jobs Act per chi voteranno?».

Forza Italia storce il naso su Le Pen

La presenza di Marine Le Pen a Pontida non è passata inosservata. Il ministro degli esteri Antonio Tajani è chiaro: «Fa parte di un’altra famiglia». Il tema è tutto relativo all’esigenza di trovare sinergia anche nel consesso europeo, tanto che su questo è intervenuto addirittura il Presidente del Ppe Manfted Weber sul Corriere, palesando la volontà, per il Partito Popolare, di riconfermarsi forza di maggioranza, anche a costo, se necessario, di promuovere un’alleanza con i socialisti. Salvini non ha gradito la frecciatina e non è chiaro se una quadra verrà trovata. Ma quel che conta davvero, alla fine, sarà poi vedere se i partiti di governo in Italia sapranno coordinarsi in Parlamento e ciò non è affatto impossibile, tenendo a mente poi che il vero pallino del gioco ce l’hanno il Consiglio, dove siede il premier, e la Commissione. Così Salvini: «Io non mi permetto di dire agli alleati di centrodestra che non voglio tizio o caio quindi conto che il centrodestra unito in Italia lo sia anche in Europa. Invito chi non la conosce a venire a Pontida per conoscerla, è una donna straordinaria aperta, curiosa, culturalmente evoluta che non esclude nessuno e che ha un’idea di Europa di sicurezza, di famiglia, di lavoro e di agricoltura diversa da Macron». Poco rassicurante e di certo non orientata alla mediazione l’affermazione di Raffaele Nevi, vicepresidente vicario dei deputati di FI e portavoce del partito: «Noi non mettiamo veti ma aderiamo al Partito popolare, che ha una carta dei valori chiara e incompatibile con i sovranisti, che a loro volta hanno una linea politica incompatibile con le scelte del governo, della coalizione e con la nostra collocazione internazionale».