Politica
Leader per forza, Draghi per sempre?
Di Pietro Cristoferi
«La prima settimana al termine di un confronto mi disse “Palazzo Chigi è pieno di orologi rotti” guardo il Presidente con un pò di esitazione e Draghi aggiunge “beh ripariamoli”». In questo aneddoto raccontato da Antonio Funiciello alla presentazione del suo nuovo libro “Leader per forza” il senso della Presidenza di Mario Draghi per il grand commis di stato. Sì perché “se il Presidente del Consiglio ti chiede una cosa, e se poi quel Presidente è Draghi, tu la fai”.
Nella cornice della sala Carlo Scarpa al MAXXI, l’occasione per una rinfrescata ai ricordi di draghiana memoria e per presentare, insieme ad un nutrito panel di ospiti, l’ultima fatica letteraria dell’ex capo di gabinetto di Palazzo Chigi.
“Leader per forza”: nel titolo tutto il senso di un richiamo a quelle che sono le responsabilità dei leader e della leadership oggi. Funiciello percorre questo obiettivo tracciando i profili di sei figure storiche di leader che hanno caratterizzato la concezione della leadership fino ai giorni nostri.
«Questa capacità della leadership di riuscire sempre a guardare qualcosa da un punto di vista inedito per gli altri, il vero leader è quello che ti fa vedere la cosa da un lato differente».
È proprio questo che secondo l’autore accomuna Golda Meir e Harry Truman, Cavour e Lincoln, Nelson Mandela e Václav Havel le coppie su cui si instaura il dialogo nel libro.
«Ci manca una leadership capace di far tornare quel grande fascino della democrazia liberale, dire questo è una scelta coraggiosa. Siamo in un’epoca in cui si accende il lato disintermediato, si accondiscende il populismo, anni di discorsi contro la casta, dire oggi che abbiamo bisogno di leadership non è scontato» commenta l’ex Ministro della Giustizia Marta Cartabia.
Mentre Walter Veltroni afferma che «L’intuito nell’interpretare le attese della società, la capacità di governare le attese della democrazia, anche nelle democrazie in crisi, l’autorevolezza del leader deve fare i conti con i partiti che nascono e muoiono».
Per Alessandro Giuli «il leader va demitizzato, perché la mitizzazione offre una debolezza del sistema: figure a cui debitare un culto».
Tutto sembra richiamare l’epoca Draghi e quell’anno e mezzo d’impegno come uomo di Stato. Se sia lui quel “leader per forza” di cui potremmo avere bisogno l’autore non ce lo dice, ma sicuramente non si può prescindere da quell’esperienza con Super Mario a Palazzo Chigi per comprendere l’uscita di questo nuovo libro di Funiciello.
Molto spesso i leader non vedono i risultati e per Funiciello la figura di Mosè è quella che un po’ chiude il cerchio dei leader. Il leader del popolo ebraico è il leader per eccellenza: pur avendo guidato il suo popolo non vince perché non entra nella terra promessa ma la lascia in eredità ai suoi successori.
In eredità a Giorgia Meloni, Draghi ha certamente lasciato orologi che segnano sempre l’ora giusta a Palazzo Chigi, alcuni dicono che la Presidente abbia ringraziato il suo predecessore per questo. Dove le lancette del tempo porteranno l’ex Presidente del Consiglio, ancora non ci è dato saperlo. È probabile che in qualche altro palazzo ci siano altri orologi rotti da riparare e che una cosa è certa: di Mario Draghi, leader (per forza o per necessità), sentiremo ancora parlare quantomeno per il ricordo che il tempo vorrà farci preservare.