Il Consiglio europeo che si è tenuto la scorsa settimana ha lasciato aperte più questioni di quante sia riuscito a chiuderne e ha comportato per l’Italia sia successi che insuccessi dal punto di vista del posizionamento con gli altri stati membri.
Partendo dai successi, va segnalato innanzi tutto il ritrovato legame con la Francia, auspicando che sia duraturo. Tra gli interessi comuni da difendere, vi è sicuramente quello di portare avanti una visione comune sulla governance economica, per la quale Italia e Francia sono tradizionalmente allineati.
La Francia ha inoltre incassato il sostegno italiano su una partita che la riguarda particolarmente, vale a dire l’inclusione della fonte nucleare tra le fonti per la transizione, che nel caso francese già costituisce la fonte principale per la produzione di energia elettrica. Questo sostegno, non scontato da un paese tradizionalmente ostile al nucleare come l’Italia, si deve anche all’iniziativa del Terzo Polo, che ha impegnato il governo in tal senso, con l’approvazione di parti della risoluzione presentata al Senato in vista del Consiglio europeo.
Da questo punto si apre il secondo aspetto positivo di questo Consiglio europeo: il Governo potrà contare, nei casi ragionevoli, di un sostegno più ampio rispetto alla maggioranza di governo, rafforzando la posizione dell’esecutivo nei negoziati. Si auspica che anche altre forze di opposizione possano abbandonare la critica intransigente e sostenere il Governo nelle questioni di interesse nazionale, votando le parti delle risoluzioni più condivisibili, ad esempio quelle relative all’invio di sostegno militare all’Ucraina.
Passando alle criticità di questo Consiglio europeo, occorre innanzitutto considerare la questione migratoria. Nonostante fosse la priorità italiana, al tema è stato dedicato un semplice punto nelle conclusioni, il quale ribadisce che la migrazione è una sfida europea che richiede una risposta europea, chiedendo una rapida attuazione di tutti i punti concordati e annunciando che ne esaminerà l’attuazione a giugno. Nonostante i proclami del governo, la questione è quindi ancora aperta.
L’altro aspetto su cui il governo italiano avrebbe avuto una posizione forte da difendere è quello del settore automobilistico. In questo caso, l’Italia si è trovata isolata sulla questione dei biocarburanti, non riuscendo a compattare lo schieramento di paesi che verrebbero danneggiati maggiormente da una transizione solo con veicoli elettrici, vale a dire la Germania e i paesi dell’Est Europa che della Germania sono fornitori. Vi è infine il PNRR, con i rischi di cui si è parlato in questi giorni che il paese non riesca a conseguire tutti gli investimenti in tempo per l’erogazione dei pagamenti: per quanto presumibilmente una soluzione sarà trovata, resta ancora da risolvere il problema della capacità di spesa degli enti locali. Pertanto, il Governo ha ancora molto da fare per rafforzare la propria posizione in Europa, e il ruolo delle opposizioni dovrebbe essere quello di criticare costruttivamente l’esecutivo Meloni, facendo insieme il tifo per il nostro Paese.