Politica
“L’America e l’Europa secondo Donald Trump”: l’Aspenia Talk alla Camera dei deputati
Di Ilaria Donatio
L’America di Donald Trump, il 47esimo presidente degli Stati Uniti che ha appena giurato sulle bibbie (quella di Abramo Lincoln e quella della madre) è la stessa celebrata, nel 2016, dal suo vicepresidente, J.D. Vance, in “Elegia americana”: un racconto autobiografico che è anche un’analisi culturale della classe operaia americana.
Un’America silenziosa a cui Vance ha dato voce insieme ai bianchi poveri americani che un tempo riempivano le chiese, coltivavano le terre e facevano funzionare le industrie. Quel mondo oggi non c’è più, scrive Vance, mentre al suo posto ci sono “solo ruggine e rabbia”. E il neo-vicepresidente degli Usa ne è diventato il perfetto cantore, scrivendo dell’implosione di un modello. Di un sogno che oggi Trump promette di realizzare, lanciando la sua “Golden Age”.
“Leggete Elegia americana, lì c’è già tutto”. Apre, così, il dibattito Marta Dassù, direttrice di Aspenia, alla Camera dei deputati, nella sua breve introduzione a “L’America di Trump e le nuove relazioni transatlantiche”: invitando la platea in ascolto alla lettura di un libro di nove anni fa ma che ancora rivela l’anima profonda dell’America di Donald Trump: “La visione di Trump è che l’America di oggi non abbia più interesse a reggere l’onere del vecchio ordine liberale internazionale“, sottolinea poi.
L’evento alla Camera
L’incontro – che ha seguito in diretta il discorso di insediamento di Donald Trump come 47esimo presidente degli Stati Uniti – organizzato da Aspen Institute Italia in partnership con Pirelli e Deloitte, ha visto la presenza, tra gli altri, di Giulio Tremonti, presidente della commissione Affari Esteri e Comunitari e presidente Aspen Institute Italia; Valentino Valentini, vice ministro delle Imprese e del Made in Italy; Giampiero Massolo, presidente di Mundys; Fabio Pompei, Chief Executive Officer Deloitte Italia; Marco Tronchetti Provera, vice presidente esecutivo di Pirelli.
In collegamento, sono intervenuti all’evento – chesi è svolto in occasione dell’uscita del numero di Aspenia Il volto dell’America – anche Charles Kupchan, Senior Fellow, Council on Foreign Relations, Arrigo Sadun, Presidente e Fondatore, TLSG – International Advisors e Gerard Baker, Editor-at-large, The Wall Street Journal.
Alcuni flash del discorso pronunciato da Donald Trump
“Sono stato salvato da Dio per rendere di nuovo grande l’America”. “Fermerò l’invasione del nostro Paese”. “Il sistema giudiziario non verrà più usato per colpire gli oppositori politici”. “Drill baby drill”. “Sarò un portatore di pace”. “Ci riprenderemo il controllo del canale di Panama”. “Ci saranno solo due generi, maschile e femminile”. “Piuttosto che le nostre aziende, tasseremo i Paesi stranieri”.
Valentini, discorso proietta gli Usa verso egemonia
“Toni messianici, quasi biblici”: il viceministro delle Imprese e del Made in Italy Valentino Valentini ha messo l’accento sul registro del discorso pronunciato da Trump nella cerimonia del suo insediamento, mettendo in evidenza come alcuni aspetti del 47mo presidente “ci fanno pensare ad una America, da un lato, autosufficiente e dall’altro che si proietta ad essere il Paese più forte egemone”. Ma bisognerà vedere fino a che punto dalla retorica si passerà ai fatti. “Io spero che ci sarà quel pragmatismo che abbiamo visto in passato che farà sì che alcuni di questi obiettivi verranno realizzati in maniera più attutita e soprattutto che l’America torni ad avere la sua forza che non è tanto quella di essere Paese egemone ma di essere il Paese al centro di un’alleanza che ha reso il Paese forte”.
Tremonti: con Trump l’uscita da ideologia della globalizzazione
Secondo Giulio Tremonti, Presidente Commissione Affari Esteri Camera dei Deputati e Presidente Aspen Institute Italia, “la discussione non può e non deve essere limitata la discorso dei dazi”. La grande questione, ha sottolineato l’ex ministro delle Finanze è il fatto che l’Europa è “il continente più bloccato del mondo” da una grande quantità di regole “e questo ci pone enormi problemi di competizione e sopravvivenza” tanto che – dice con una battuta – “se Guglielmo Marconi vivesse oggi, sarebbe sicuramente messo in carcere”.
Ma di certo, secondo Tremonti, quello che marcherà la differenza con la precedente amministrazione “è l’uscita dall’ideologia della globalizzazione, l’utopia della globalizzazione”, perché “se uno va a leggere il discorso di insediamento di Obama vedrà un perfetto discorso globalista, non abbiamo il passato abbiamo solo il futuro”, al contrario quello di Trump è un discorso “radicalmente fuori da quella linea politica”.
Briens, servono investimenti per Difesa Ue
Secondo Martin Briens, ambasciatore di Francia in Italia, gli europei non hanno più scuse e non possono tergiversare oltre, perché “abbiamo bisogno di investimenti massicci ed è imperativo farli non perché ce lo chiede Trump ma perché l’Ue deve darsi i mezzi per l’autonomia strategica”: gli Stati Uniti – ha rammentato – hanno una sola priorità, gli Usa”. D’altra parte, ha constatato il diplomatico, “gli europei hanno già avuto un’esperienza di Amministrazione Trump ma hanno scelto di spingere da allora il bottone ‘snooze’ e sono tornati a dormire”. Ora, “è giunto il momento di agire insieme e in fretta”. L’Europa dovrà dimostrare di essere capace di definire le sue priorità in politica estera e di difesa “senza lasciarsi intimorire”. “La sfida – ha concluso – sarà anche quella di lavorare in fretta.
Tronchetti, su dazi Trump dovrà trovare un punto di equilibrio
L’Europa resta il mercato più ricco del mondo. Così, Marco Tronchetti Provera, vicepresidente esecutivo Pirelli intervenendo in collegamento all’Aspenia Talk: “Su tariffe e dazi Trump dovrà trovare quel punto di equilibrio che non importi inflazione, perché a novembre dell’anno prossimo tornerà a essere giudicato e se l’inflazione non sarà sotto controllo, evidentemente, perderà la maggioranza alla Camera del Senato. Quindi il gioco delle tariffe sarà da vedere se e come riuscirà a farlo”.
Per questo, conclude Tronchetti, “Trump avrà bisogno di una crescita globale perché malgrado tutto l’Europa è il più grande e più ricco mercato del mondo, se non cresce l’Europa per l’America non è una good news”.
Pompei: “Imprese cogliere le opportunità dai cambiamenti”
“Non deve essere la paura a guidare le strategie delle aziende in questa fase di instabilità”. Così Fabio Pompei, Chief Executive Officer Deloitte. In un momento storico, segnato dal maggior numero di conflitti dalla fine della Seconda Guerra mondiale, da tensioni geopolitiche e da scenari economici di forte instabilità, secondo l’Amministratore delegato di Deloitte, “le strategie delle aziende non devono limitarsi alla gestione e al contenimento dei rischi. Occorre invece sviluppare un approccio proattivo per cogliere le opportunità che emergono da questo periodo di profondi cambiamenti”. Le aziende, dunque, devono attuare “investimenti mirati sulle persone, colmare il divario nell’uso delle nuove tecnologie e nelle competenze digitali”, ha concluso Pompei.
Massolo, per l’Ue sarà rischio e opportunità
Il secondo mandato di Donald Trump alla Casa Bianca sarà per l’Europa “un rischio ma anche un’opportunità”. A pensarlo, Giampiero Massolo, già ambasciatore, oggi presidente di Mundys, che ha sottolineato come Trump sia stato eletto sulla base di un programma prettamente ispirato all'”America First”. Secondo Massolo, la seconda presidenza Trump potrebbe tradursi “in una cura shock per l’Europa”. “Speriamo solo – ha aggiunto – che per l’Ue Trump non sia un eccesso di cura”. Attenzione, tuttavia, ha puntualizzato Massolo, perché l’America First del Trump 2.0 significa non tanto politica isolazionista ma politica unilaterale”: questo significa per Bruxelles che “l’Ue dovrà una volta per tutte uscire fuori dalla sua fairy tale”, facendosi più chiaramente carico delle sue responsabilità a partire dalla Difesa. Ancora, ha insistito Massolo, “spero solo che la botta non sia troppo forte e che, alla fine della cura shock, l’Europa non rischi di rompersi, disunendosi”.