Politica
La XIX legislatura parte in salita
Di Beatrice Telesio di Toritto
È iniziata giovedì la XIX legislatura con l’insediamento del nuovo Parlamento segnato dal numero ridotto dei suoi membri a seguito del taglio dei parlamentari: 200 senatori anziché 315 e 400 deputati invece di 630. Nella prima seduta, senatori e deputati sono stati chiamati ad eleggere i presidenti dei due rami del Parlamento in un passaggio istituzionale particolarmente importante sul quale le discussioni e le trattative interne al centrodestra sono andate avanti per giorni. Alla Camera i lavori si sono svolti in maniera più lineare, con l’elezione di Lorenzo Fontana avvenuta senza particolari difficoltà. Difficoltà che sono emerse invece nell’elezione di Ignazio La Russa alla presidenza del Senato. I voti ottenuti sono stati 116, ma gran parte dei senatori di Forza Italia, con la sola eccezione di Silvio Berlusconi e Elisabetta Casellati, hanno scelto di non partecipare alla votazione come segnale di protesta per non essere stati sufficientemente soddisfatti nella composizione, in itinere, della squadra di governo. Da dove sono arrivati quindi questi voti? Dall’opposizione? PD, M5S e Terzo polo negano. Il problema è tutto di natura politica: la maggioranza e l’opposizione si sono spaccate, con effetti che lasciano presagire un equilibrio parlamentare molto fragile, che renderà assai complessa l’azione di governo. Ma soprattutto potrebbe complicare già da subito la road map per la formazione dell’esecutivo stesso.
Serviranno ancora un paio di settimane o poco più per avere un governo nel pieno delle sue funzioni e perché la XIX legislatura prenda tecnicamente il via. Ma è evidente che il braccio di ferro agiterà le discussioni. Da un lato la Presidente del consiglio in pectore Giorgia Meloni sembra intenzionata alla formazione di una squadra di alto profilo istituzionale, un requisito per il quale vuole valutare nel merito ogni candidatura. Dall’altro lato ci sono gli alleati, con i loro rispettivi equilibri interni di partito da soddisfare. Una distanza in cui si è incuneato anche il caso “Ronzulli”, che ha inasprito in particolare i rapporti tra Fratelli d’Italia e Berlusconi. Il centrodestra sente il dovere di mostrarsi il più compatto possibile dopo una campagna elettorale in cui si è fatta leva anche sulla solidità della coalizione per affrontare le difficili sfide, ma l’unità si sta rivelando molto complessa da conseguire.
La XIX legislatura inizia tuttavia nel quadro della fase più aspra della guerra russo-ucraina. Alle prime luci dell’alba di lunedì, la Russia ha bombardato Kiev e numerose altre città ucraine con decine di missili che hanno colpito anche obiettivi civili. Il presidente Putin non ha nascosto la natura vendicativa dell’attacco in risposta all’esplosione sul ponte Kerch che univa la Crimea e la Russia, luogo di grandissima importanza strategica per l’esercito russo. Se per alcuni mesi le notizie sulla guerra in Ucraina erano fisiologicamente rimaste in sottofondo al dibattito nazionale, nell’ultima settimana il dossier è tornato – tristemente – alla ribalta. La NATO l’ha definita la «più grave escalation» dall’inizio del conflitto, mentre il presidente americano Joe Biden ha fatto esplicito riferimento alle atrocità e ai crimini di guerra che Putin avrebbe commesso, sottolineando come il rischio di «un’apocalisse» nucleare non sia mai stato così alto dalla crisi dei missili di Cuba nel 1962. Di risposta, la comunità internazionale si stringe ancor più intorno alla popolazione ucraina, ribadendo il proprio sostegno a Kiev e condannando le azioni di Mosca, che aggravano ancor più la posizione del Cremlino nel contesto della sua ingiustificabile aggressione. La reazione russa, tuttavia, sembra confermare le difficoltà militari e politiche che il Cremlino sta affrontando nelle ultime settimane.
Nello smarrimento del contesto globale una cosa risulta certa: il quadro internazionale in cui l’Italia si muove è sempre più teso e fragile e le sfide future non permettono di perdere tempo. Servono unità ed equilibrio per un paese come il nostro esposto più di molti altri alle aree di crisi che minacciano l’Europa.