Politica

La sorpresa del ventunesimo secolo

24
Ottobre 2023
Di Gianni Pittella

«Chi non si aspetta l’inaspettato … non scoprirà la verità». Questa citazione di Eraclito descrive bene il sentimento di chi guarda a questo quarto di secolo, il cui avvento fu accompagnato da un clima di fiducia incondizionata e il cui corso è stato ed è invece punteggiato dalle repliche drammatiche della storia.

Dopo il crollo del Muro di Berlino e dei regimi comunisti dell’est, il superamento del mondo bipolare e la vittoria dell’Occidente democratico, tutto lasciava pensare ad un secolo nuovo colorato di democrazia, pace e progresso. La barbarie delle due guerre e del dispotismo nazifascista e comunista sembrava un lontano ricordo.

E invece il ventunesimo secolo si è aperto con l’attacco alle Torri Gemelle, gli attentati in terra europea a Parigi, Londra, Brussels e Madrid, la crisi finanziaria del 2008 e la crisi del debito sovrano europeo nel 2013, il Covid, l’invasione dell’Ucraina e la riesplosione violenta del conflitto israelo-palestinese dei nostri giorni, innescata dal terribile attacco terroristico di Hamas.

Come è potuto accadere? Abbiamo pensato che la democrazia liberale e le sue istituzioni fossero destinate inevitabilmente al successo e che anzi andassero esportate con la forza, teorizzando e praticando guerre preventive.

Il crollo del Muro e il superamento dei blocchi di Yalta aprivano a nuovi scenari nei quali nuovi players geopolitici si affacciavano e consolidavano e i cui sistemi di governo non somigliavano affatto a quelli democratici.

Proprio in occidente la finanziarizzazione della economia e la parallela ubriacante deregulation sottomettevano la politica, le istituzioni e la vita delle persone ai mercati.

E l’impalcatura decisa a Bretton Woods, con il ruolo determinante del FMI e della Banca Mondiale entrava in crisi, le agenzie di rating cominciavano a sentenziare vita e morte delle economie degli Stati e le Nazioni Unite a cui il nuovo corso storico dopo le caduta del Muro avrebbe potuto delegare spazi di sovranità, finiva per diventare un simulacro.
 
Nel frattempo l’urbanizzazione crescente creava enormi periferie per gli emarginati dalla globalizzazione. Diritti sociali e diritti civili sarebbero dovuti andare avanti insieme ma non è stato così.

Sul piano geopolitico, in particolare, la potenza dominante, gli Stati Uniti, dopo la tragica invasione dell’Iraq, hanno diretto i loro sforzi sul versante pacifico, trascurando, come anche noi europei, il continente africano verso cui invece indirizzavano i loro sforzi economici ed egemonici Cina e Russia.
Tutto questo mentre si riteneva ormai quasi superata la questione mediorientale, senza che si fossero creato due Stati in cui potessero vivere in sicurezza e nel rispetto reciproco israeliani e palestinesi.
 
Siamo stati manichei, pensando il bene e il male fossero da una parte sola, non capendo che occorre lottare insieme contro antisemitismo, massacro dei cristiani, islamofobia, equazione Islam terrorismo.
Non voglio avvolgere questo quarto di secolo in un giudizio lapidario di negatività, perché il mondo e gran parte dell’umanità hanno compiuto progressi incredibili e perché sono un sostenitore non pentito della democrazia liberale.

Pongo e mi pongo domande, sollevo questioni, non metto la polvere sotto il tappeto. E provo a cogliere spunti di cambiamento.

Nathalie Tocci ha scritto nel suo ultimo libro “Fuori dal tunnel” che l’Europa può superare la grande crisi accoppiando la transizione energetica a quella climatica. E che il deal sul clima va esteso al mondo e può essere una potente leva verso l’unità degli Stati e dei popoli e la ripresa della politica.

Sono d’accordo e aggiungo: va affrontata insieme la questione dell’intelligenza artificiale che campeggerà nei prossimi anni e potrà essere fattore di crescita o fattore di sottomissione dell’uomo e di pericolo per la pace la democrazia.

E va trovato come Unione Europea, il coraggio rivoluzionario per fare politica estera e di difesa comune, e coinvolgendo tutti i players internazionali a cominciare naturalmente dai nostri alleati di sempre.

La sfida che non abbiamo vinto e che dobbiamo cercare di vincere è semplice e impervia a un tempo: vivere insieme in pace, in sicurezza, in una società fondata sul rispetto e l’inclusione.