Politica

La domanda che un buon politico, in ogni tempo, dovrebbe sempre farsi 

21
Aprile 2025
Di Daniele Capezzone

Siamo ancora nel pieno della pausa pasquale. Almeno per qualche ora, i ritmi della politica e dei media saranno minimamente rallentati. 

È maledettamente difficile il compito di chi fa politica, oggi più di ieri. L’informazione “h 24”, la bulimia mediatica, il tribunale dei social sempre attivo rende tutto iperaccelerato e nevrotico. 

Se ci sei, devi esserci sempre di più, con il rischio (la certezza) di farti male, di sbagliare, di stancare e stancarti. Se ci sei un po’ meno, rischi di sparire, con poche chances che quella misurata assenza crei autorevolezza: al contrario, può determinare un effetto-sparizione. 

E allora? E allora è complicatissimo, sia per chi sta al governo sia per chi è chiamato all’opposizione. Starei per dire che si tratta di una missione quasi impossibile sia per i vincitori che per i vinti di una partita elettorale. 

Rimane però una possibilità, e cioè, per qualsiasi politico in carica, a maggior ragione se a livelli elevati, farsi una domanda: cosa lascerò? Quale sarà la mia eredità politica, o, come si dice pomposamente oggi, la mia “legacy”? 

Ecco, forse quella domanda può aiutare ogni protagonista a riconnettersi con l’unico fiore che non appassisce: le idee.