Politica

Israele-Palestina: cosa hanno detto gli Ambasciatori auditi in Senato

10
Giugno 2021
Di Flavia Iannilli

Il Senato ha accolto in audizione gli Ambasciatori di Israele e Palestina che hanno fatto il punto sulla situazione a poche settimane dal riacutizzarsi di un conflitto che ha sempre più le caratteristiche di una ferita internazionale che si riapre e rimargina solo parzialmente da decenni.   

Vale la pena ricordare che era il 1993 quando nel cortile della Casa Bianca il mondo guardò con fiducia alla storica stretta di mano tra Yasser Arafat, leader dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina, e Yitzhak Rabin, Primo ministro d’Israele.

Stando alle parole di Abeer Odeh, Ambasciatrice di Palestina in Italia, Israele si dipinge come l’unica democrazia del Medio Oriente, mentre la realtà è che impone le proprie regole e leggi con il pugno d’acciaio. Il riferimento va alla causa scatenante dell’ultimo conflitto: lo sfollamento di 7 famiglie palestinesi da Gerusalemme est per far spazio a “coloni ebraici” nella città santa. La versione opposta della vicenda arriva da Dror Eydar, Ambasciatore di Israele in Italia, che ha sottolineato come le dimore, di proprietà israeliana, erano state concesse ai Palestinesi a fronte di un canone di affitto mai pagato. 

Abeer Odeh: “Israele ha bombardato per 11 giorni una popolazione di profughi che è sotto assedio da oltre 14 anni. Il 56% della popolazione vive sotto la linea di povertà, privati delle loro risorse personali. Hanno elettricità solo per 4 ore al giorno e sono regolarmente soggetti ad aggressioni brutali. Le bombe di maggio del 2021 ci ricordano le precedenti, le cui conseguenze sono ancora visibili e giustizia ancora non è stata fatta, la situazione di devastazione su cui Israele continua a bombardare porta ad una situazione insostenibile”. Sullo stessa tema Dror Eydar: “Hamas ha lanciato 4mila razzi contro i nostri civili, tentando di giustificare l’attacco con la storia dell’espulsione dei palestinesi dalle case. Ogni razzo ha lo scopo di uccidere Ebrei. Grazie alla nostra tecnologia siamo riusciti a intercettare alcuni di quei razzi, ma questo non giustifica gli attacchi. Hamas va giudicato per questa sua intenzione. Cosa fareste se su Roma venissero lanciati anche solo 4 razzi?”

Interviene il Presidente della Commissione Esteri in Senato, Petrocelli (M5S): “Come si comporterebbe l’Italia? L’Italia non consentirebbe mai di riscatenare un conflitto del genere per una questione di sfratti”. 

Oltre alla questione sfratti c’è da considerare il tema molto più politico del nuovo rinvio delle elezioni palestinesi. L’Ambasciatrice palestinese rivendica: “I Palestinesi non possono votare per il loro Parlamento, per il loro Presidente. Hanno rinviato le votazioni e aggiungo che l’Ue ha mancato di esercitare pressione su Israele per permettere le elezioni”. Premettendo che Hamas aveva già preparato questo attacco da mesi, l’Ambasciatore Israeliano spiega: “Abu Mazen non è una grande personalità democratica, ma non è un estremista e lui sa che Hamas aveva la possibilità di vincere le elezioni. Nonostante ciò non abbiamo detto nulla sulle elezioni, ma tutti sapevano sia che Abu Mazen le avrebbe annullate sia che Hamas era consapevole di prevalere” la scusa per Hamas era già pronta “se verranno disdette le elezioni e non ci date la possibilità di controllare anche l’autorità palestinese noi rafforzeremo la nostra posizione”.

Presupponendo che “ogni popolo ha il diritto sacrosanto di esistere” interviene il Sen. Iwobi (Lega): “Da chi è rappresentato il popolo palestinese? Da Hamas?” La risposta di Dror Eydar: “Io non lo capisco a nome di chi vi ha parlato l’Ambasciatrice palestinese perché c’è differenza tra Hamas e Palestina, tanti Giordani sono Palestinesi, si può chiedere se abbia parlato anche per loro? Non lo so bisogna capire chi siano i leader di Hamas”. La risposta di Abeer Odeh: “Io sono in rappresentanza del presidente della Palestina, abbiamo un Presidente eletto, abbiamo un governo e delle istituzioni forti in tutta la Palestina”.

Su una possibile svolta nel governo di Israele la Sen. Garavini (IV – PSI): “Il fatto che si stia andando verso un nuovo governo di cambiamento con una portata storica dirimente con un partito arabo, inimmaginabile poco tempo fa, può essere un passo importante che possa aiutare l’individuazione di un accordo a lunga durata per questo concetto due popoli due stati?”  Abeer Odeh risponde: “Nel nuovo governo, se verrà costituito, non vedo una leadership in Israele che possa stabilire un negoziato con noi”. Mentre Dror Eydar spiega: “Non sappiamo cosa succederà, ma sappiamo che c’è una necessità di cambiare”. Puntando alla curiosità che nasce dai cambiamenti aggiunge: “Forse i Palestinesi vorranno venire a vedere e ci sorprenderebbe vedere un loro arrivo al negoziato. Ci sarà un partito arabo ed è prova del fatto che non siamo uno Stato di apartheid, vogliamo essere partner di missioni e progetti e nutriamo speranze per la loro piena integrazione”.

Sul tema dotazioni di armamenti il Sen. Ferrara (M5S): “Israele possiede l’arma atomica? Sì o no?” Dror Eydar spiega: “Io sono un Ambasciatore non il Primo ministro, non lo so, ma – alla luce dello Statuto di Hamas – spero di averla. Perché siamo in una posizione difficile, il pericolo viene dagli estremisti islamici e se non prestiamo attenzione ci sarà una grande guerra. C’è differenza tra noi e l’Iran, loro sono un regime dittatoriale che disprezza la vostra cultura. Se l’Italia non ci aiuterà ce la faremo da soli, ma apprezziamo la cooperazione”.