Politica

Ipotesi di coalizione nell’Italia dei senza lavoro

23
Giugno 2017
Di Redazione

Dopo il flop della riforma della legge elettorale e il venir meno dell’ipotesi del voto anticipato in autunno, i partiti sono tornati a ragionare sulle possibili alleanze in vista del fine legislatura d’inizio 2018. Da un lato avanza a fatica il progetto del segretario Pd Matteo Renzi di un asse con Giuliano Pisapia per riconquistare consensi a sinistra, un disegno ambizioso e per molti versi ineluttabile che sconta però lo svantaggio di non poter prescindere dalla riconciliazione con una parte degli scissionisti Pd. Ma la necessità di individuare un candidato di sintesi che sappia rappresentare tutte le anime dello schieramento, al pari di quanto fatto da Romano Prodi per l’Ulivo, potrebbe gettare più di un’ombra sulla possibilità che sia proprio l’ex sindaco di Firenze il prossimo inquilino di Palazzo Chigi di un’eventuale coalizione di centrosinistra. Dall’altro ci sono le prove d’intesa fra la Lega Nord e il Movimento 5 Stelle: benché ripetutamente smentita, la possibilità di una convergenza fra le due forze populiste e antisistema dell’arco parlamentare repubblicano non sembra poi così peregrina. La riprova viene dalle dichiarazioni rilasciate dal sindaco della Capitale Virginia Raggi sull’emergenza migranti e dalle polemiche che ne sono scaturite, laddove la posizione dei Cinquestelle in materia di immigrazione è parsa di colpo più vicina a quella della Lega. Discorso analogo per l’annuncio del Movimento di non voler votare lo ius soli al Senato, tanto più se a Palazzo Madama l’astensione equivale a un voto negativo. Esclusa la possibilità di un’alleanza prima del voto per evidenti ragioni di opportunità politica, un eventuale asse Grillo-Salvini non potrà che plastificarsi a urne chiuse, quando le due forze proveranno a dare la scalata a Palazzo Chigi sulla base di un’intesa che esiste nei fatti, prima ancora che nell’accordo intra-partitico. In quel caso sarà interessante osservare il modo in cui il M5s saprà rispondere alle accuse di quanti gli rinfacceranno d’aver sposato una linea di destra dopo anni passati a raccogliere consensi trasversali giocando sulla propria ambiguità politica. In questo complesso gioco delle parti in vista del voto, appuntamento che alla luce del sistema elettorale vigente pare comunque destinato a produrre un Parlamento ostaggio dell’ingovernabilità, sbalordisce l’ultimo rapporto sull’Italia a cura dell’Osservatorio dei consulenti del lavoro. Secondo l’analisi, dalla crisi finanziaria del 2008 a oggi oltre mezzo milione di italiani si è trasferito all’estero in cerca di occupazione: è il frutto dei benefici offerti dall’appartenenza al mercato unico europeo ma anche e soprattutto del tragico fallimento di quasi un decennio di scelte politiche che non hanno potuto nulla per riformare o favorire la trasformazione del mercato del lavoro italiano. Le rimesse dall’estero sono così tornate ai livelli del 1878 mentre l’intensità con cui è ripartita la migrazione interna ha riportato il Paese agli anni Cinquanta dello scorso secolo.

 

Alberto de Sanctis

 

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