Politica

AIAD, Crosetto: “Difesa eccellenza italiana poco considerata”

02
Dicembre 2020
Di Flaminia Oriani

Il settore della difesa è un’eccellenza del nostro Paese, pur avendo poche risorse. Nonostante ciò non viene preso in considerazione in maniera adeguata. “La pandemia ha inciso su tutti i comparti, ma questo ci ha fatto comprendere che la difesa è anche la capacità che ha il Paese di reagire”. Così ha esordito Guido Crosetto Presidente AIAD (Federazione Associazioni Italiane per Aerospazio, Difesa e Sicurezza) nell’audizione tenuta presso la Commissione di competenza della Camera in relazione all’indagine conoscitiva sulla pianificazione dei sistemi di difesa e sulle prospettive della ricerca tecnologica, della produzione e degli investimenti funzionali alle esigenze del comparto interessato.

Anche se negli anni l’Italia ha perso quota nei settori della chimica e dell’informatica, non si può dire la stessa cosa della tecnologia. Per questo è necessario comprendere con quale ambizione il Paese vuole collocarsi, sotto il profilo tecnologico nell’aeronautica, nell’elicotteristica, nella cybersicurezza, nel reparto terrestre, in quello navale ed elettronico e anche in quello “spaziale e sottomarino”. Crosetto sottolinea una predominanza tutta italiana nella tecnologia subacquea, sulla quale deteniamo il maggior numero di strumenti. Risorse scollegate tra loro, Snam compresa, ma pur sempre risorse.

Contestualizzando il momento possiamo dire che bisogna fare delle scelte in prospettiva. Prendendo ad esempio il settore aereo delle grandi compagnie che sono divise tra il reparto difesa e quello che riguarda i passeggeri, è necessario calcolare che, nel reparto aereo civile, si ritornerà ad un flusso di transito come quello del 2019 soltanto nel 2025. Questo non comporta una semplice riduzione, ma un taglio netto dei mezzi che in parte venivano costruiti anche in Italia. Possiamo dire, per fortuna, che la parte civile nel bilancio Leonardo incideva meno rispetto all’impatto che ha sui grandi colossi, ma si prende coscienza dell’arresto mondiale subito dal settore.

Il rappresentante di AIAD, facendo riferimento al Recovery Fund, dichiara: “Si dovrà scegliere e capire quali aziende e quali comparti vogliamo preservare e perchè, seguendo delle linee guida quali: investimenti, ricavo del Pil e occupazione creata”, per capire dove avverrà la ricaduta e come verrà utilizzata. Un discorso che si allaccia ai vari rami del settore difesa, sapendo che non in tutti siamo eccellenti e che il reparto cyber diventerà uno degli asset di difesa e di attacco.

Il disegno di Crosetto è quello di integrare l’industria difesa all’interno dell’Italia per dare un valore da preservare che ci può rendere competitivi a livello internazionali. Una condizione che permetterebbe all’Italia di sedersi tra gli Stati membri con una forza e una dignità alla pari.

Per raggiungere questo obiettivo è importante che il sistema sia rodato e che i nostri mezzi possano godere sia dell’innovazione che della manutenzione, e proprio su questo tema si sofferma l’Onorevole Deidda  (FDI) che sa di colpire un nervo scoperto quando si parla delle poche risorse per la custodia. I fondi dedicati vengono tagliati di anno in anno ed i nuovi acquisti “cannibalizzati”. Ma non è l’unico problema. Una domanda, che era stata posta anche al generale Vecciarelli, viene dall’Onorevole Frusone (M5S) e tocca il tema della ricerca militare: “In relazione alla qualità, potrebbe essere una sorta di moltiplicatore della tecnologia sviluppata in Italia soprattutto per le piccole imprese che potrebbero beneficiare di un incubatore statale?”. Crosetto conviene che bisognerebbe fissare una percentuale minima per le piccole e medie imprese innovative in modo da diventare un valore aggiunto.

Un nodo fondamentale deriva da una “politica miope”, così la definisce l’Onorevole Tripodi(FI),nell’individuare nel settore della difesa un’opportunità per la nostra economia ed una strategia per le relazioni internazionali. Da questa considerazione nasce la necessità di uno spunto di comunicazione per veicolare al meglio questo messaggio. Effettivamente l’errore arriva, in parte, dal settore stesso che tende a nascondersi e ha una incapacità nel sapersi raccontare, soprattutto nella sfaccettatura civile del comparto.

Nonostante le problematiche che sono state stilate all’interno dell’audizione, non si può sorvolare sui fatti rilevanti di successo che riguardano l’Italia, un Paese che spende poco nel settore difesa rispetto agli altri, ma che comunque riesce a farsi notare nel panorama globale. Si tratta dell’America che punta Fincantieri, una società che ha un contenuto tecnologico superiore rispetto a quello americano; dell’Iveco che ha venduto dei mezzi anfibi ai Marines, un’azienda che ha sede a Bolzano; degli elicotteri di Leonardo venduti agli americani; di un riconoscimento come il secondo Paese per complessità di produzione industriale, del comparto, dopo la Cina, certamente con realtà più piccole, ma di sicuro non ci facciamo parlare dietro.

Nella risposta di Crosetto all’Onorevole Ferro (FDI), in relazione alla differenza tra il nostro Paese e Francia o Inghilterra, risiede la realtà del settore difesa italiano: “Siamo inferiori a loro da 30 anni, sono Paesi che hanno sempre investito tanto nel comparto, e comunque siamo un punto di riferimento”.

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