Politica
Intervista a Vittoria Casa: “Il Recovery rivoluzionerà la fruizione della cultura”
Di Redazione
The Watcher Post continua ad incontrare i Presidenti delle Commissioni parlamentari. Vittoria Casa è Presidente della Commissione Cultura, Scienze ed Istruzione. Temi affrontati: la formazione digitale dei cittadini, le misure adottate per il settore artistico, la scuola digitale.
Presidente Casa, quali saranno le priorità della sua presidenza della Commissione Cultura?
Il lavoro è iniziato da pochi mesi ma devo dire che sono stati intensi. Le priorità sono tantissime, perché sono tante le materie relative ai lavori della Commissione VII. Dunque scuola, università, ricerca, editoria, sport, cultura in generale. D’altra parte, viviamo un momento nel quale tutti gli ambiti citati presentano criticità e problematicità. Siamo in una fase di drammatica emergenza sanitaria, economica e sociale. L’attenzione non è mai abbastanza e la rivolgerò verso tutto ciò che è di mia competenza.
Con l’epidemia ancora protagonista è sempre più urgente aumentare il livello di digitalizzazione delle scuole. Quanto bisogna puntare su questo in termini di fondi in arrivo dal Next Generation EU?
L’impegno rispetto alla digitalizzazione è già vincolato nel prossimo Recovery Plan nella misura del 20% delle risorse totali. Sarà una rivoluzione sia dal punto di vista della didattica che della fruizione della cultura in generale. Verranno effettuati cospicui investimenti nei nostri istituti scolastici e nelle nostre università. Cambieranno le aule, costruiremo ambienti di apprendimento, verrà portata la fibra ovunque. Anche l’editoria sarà accompagnata nel suo processo di trasformazione digitale. La cultura, in particolare il patrimonio pubblico, vivrà trasformazioni fondamentali. Nelle settimane scorse abbiamo per esempio discusso in Commissione i problemi relativi ai diritti d’immagine sui beni pubblici. Il processo di digitalizzazione sarà accompagnato – in conformità con le direttive europee e la Convenzione di Faro – da un processo di liberalizzazione.
Altro tema di grande attualità è l’alfabetizzazione digitale dei cittadini italiani. A quali misure pensa per favorire un upskilling delle competenze digitali di chi lavora o è pensionato?
Nelle linee guida del Recovery Plan approvate dal Parlamento c’è una parte appositamente dedicata al problema della formazione permanente. Abbiamo esaminato il tema in Commissione: le scuole diventeranno dei presidi culturali nei quali si farà formazione e si metteranno a disposizione competenze specifiche riguardanti il mondo digitale. Saranno quindi centri aperti a tutto il quartiere e oltretutto contribuiranno a riqualificare o a migliorare il tessuto cittadino.
Il patrimonio culturale è uno dei pilastri del nostro paese che in questo momento risulta essere tra i settori più colpiti dagli effetti economici e sociali della pandemia. Quali ritiene debbano essere le politiche per rilanciare arte, cultura e turismo, valorizzando sia il patrimonio culturale privato che quello pubblico?
A ciò che ho già detto, aggiungo che nessuna politica di rilancio può prescindere dagli investimenti. Nei mesi scorsi la Commissaria europea alla Cultura, Mariya Gabriel, ha chiarito che la cultura avrà un ruolo fondamentale, proponendo tra l’altro di vincolare una quota del 2% del Recovery alle imprese culturali innovative. In realtà si tratta di un 2% supplementare, perché l’asse cultura è presente trasversalmente in gran parte del piano. Noi abbiamo in mente un piano più complessivo, legato anche al turismo, settore naturalmente connesso alla cultura. È impossibile, ad esempio, pensare di replicare i vecchi modelli pre covid, con le città d’arte assediate dal turismo di massa e i nostri bellissimi borghi lasciati a sé stessi, alla vita di sempre. Occorre valorizzare tutto il territorio, i meravigliosi musei dei piccoli comuni, così come le rassegne musicali, quelle teatrali e quelle relative alla danza. L’idea centrale è quella di una cultura diffusa e fruita attraverso mezzi innovativi. In fondo è proprio questo che è avvenuto nel momento più alto della nostra civiltà, quello del primo Umanesimo.
Altro settore in netta difficoltà quello dell’intrattenimento artistico. In particolare l’industria musicale è stata fortemente penalizzata sia dallo stop agli eventi live sia dalle forti limitazioni che coinvolgono i locali e i luoghi di aggregazione. Quali azioni possono sostenere l’intero settore e in particolare la musica italiana?
Conosco i problemi relativi ai lavoratori dello spettacolo perché il settore è stato oggetto di una lunga indagine conoscitiva che è durata mesi e che si è conclusa circa un mese fa. Lei mi cita i musicisti ma i problemi riguardano tutti i lavoratori dello spettacolo, categoria che soffre di una disciplina giuridica complessa, di mancate tutele, di parecchio precariato e di insufficienti garanzie. Gli operatori del settore hanno chiesto al parlamento soprattutto due cose: il riconoscimento del professionismo e il riconoscimento del lavoro svolto per la preparazione degli spettacoli. A ciò vanno aggiunti i problemi pensionistici. Su questo fronte sono già approdati dei testi di legge in commissione e credo che presto, nel quadro di una riforma complessiva, potranno arrivare in Aula.
Con l’ultimo DPCM dello scorso 25 ottobre teatri e cinema tornano chiusi. Lei è d’accordo con la misura?
Prima ancora del DPCM del 25 ottobre, per i cinema ed i teatri sono stati creati dei protocolli molto rigorosi, norme che permettevano di fruire degli spettacoli in maniera sicura e che hanno costretto molti gestori a investire per rimanere aperti. Comprendo le cautele, ma secondo me c’è un margine per esercitare queste attività e restituire importanti momenti di vita culturale alla quotidianità. Spero che quanto prima se ne possa discutere. Ne va del lavoro di centinaia di migliaia di persone.
Paolo Bozzacchi
Photo Credits: www.vittoriacasa.it / Scuolainforma