Politica

Intelligenza artificiale e lavoro: opportunità, rischi e necessità di una transizione guidata

28
Marzo 2025
Di Gianluca Lambiase

L’intelligenza artificiale sta trasformando radicalmente e a grande velocità tutti i settori industriali. Ma in che modo questa rivoluzione sta ridisegnando il mondo del lavoro? Quale impatto avrà sull’occupazione? Quali professioni saranno maggiormente colpite? Quali saranno le competenze essenziali e in che modo le istituzioni e le aziende possono accompagnare e governare questa transizione?

Per rispondere a questi interrogativi, è stato presentato ieri, presso la Nuova Aula dei Gruppi Parlamentari della Camera, il documento finale dell’indagine conoscitiva della Commissione Lavoro Pubblico e Privato. Un lavoro che inizialmente avrebbe dovuto concludersi in sei mesi, ma che, a causa della continua evoluzione del settore e del costante afflusso di nuove informazioni, si è protratto per ulteriori tre mesi.

Secondo il Presidente della Commissione, Walter Rizzetto, dall’indagine sono emerse due principali criticità. “La prima domanda che ci siamo posti è se perderemo molti posti di lavoro e se questi verranno sostituiti. La risposta è probabilmente sì, a patto che le competenze vengano costantemente riqualificate. La seconda questione riguarda l’applicazione dell’intelligenza artificiale per incrementare la produttività delle nostre aziende. Sappiamo già che questi sistemi possono migliorare la performance aziendale, ma ciò richiede una formazione continua e certificata, non solo per chi rischia di uscire dal mercato del lavoro, ma anche per i professionisti già occupati.”

Un tema, quello dell’intelligenza artificiale, che il governo Meloni ha posto al centro della propria agenda politica, a partire dal disegno di legge già approvato al Senato e ora in discussione alla Camera. Galeazzo Bignami, presidente del gruppo parlamentare di Fratelli d’Italia alla Camera, ha sottolineato l’importanza di un approccio antropocentrico: “L’IA deve essere uno strumento a supporto dell’uomo, non una sua sostituzione. La rivoluzione industriale ha già portato cambiamenti significativi nella forza lavoro, ma l’obiettivo deve rimanere il benessere collettivo, non solo la crescita economica o l’ottimizzazione dei profitti.”

“L’IA deve essere uno strumento implementativo delle capacità produttive e di sviluppo, ma senza dimenticare che tutto questo deve essere teso non alla marginalizzazione dei profitti, non esclusivamente alla crescita economica, ma al benessere di tutti gli individui”.

Un impatto, quello dell’IA sul mondo del lavoro, che non comporta solo rischi ma anche opportunità e miglioramento della qualità del lavoro, a partire dalla sicurezza. “Un aspetto di questa ricerca che mi interessa particolarmente è capire se l’utilizzo dell’intelligenza artificiale può contribuire a tutelare l’integrità psicofisica delle persone, salvaguardare la salute e la sicurezza” ha sottolineato Cesare Damiano, già Ministro del lavoro e delle politiche sociali e Presidente dell’Associazione Lavoro&Welfare. “Quel muro dei mille morti all’anno, tre morti al giorno, può essere abbattuto, può essere inclinato. L’IA potrebbe aiutarci a cambiare questa realtà, grazie a strumenti innovativi come sistemi di monitoraggio preventivo nei cantieri, web app per il controllo dell’uso dei dispositivi di protezione, airbag anticaduta, realtà virtuale per la formazione sulla sicurezza e caschi intelligenti in grado di rilevare esalazioni nocive. Anche l’ergonomia può trarre beneficio dall’IA, ad esempio con l’uso di esoscheletri che riducono lo sforzo fisico nei lavori pesanti. L’obiettivo è migliorare le condizioni di lavoro e ridurre il numero di incidenti”.

Un ruolo fondamentale in questo percorso in continuo aggiornamento lo svolgeranno le aziende. “L’indagine della commissione rappresenta un contributo significativo nell’analisi dell’interazione tra lavoro e IA e i contenuti sono tutti di estremo interesse ma anche il metodo è stato particolarmente rilevante perché ha favorito questa costante integrazione e allineamento tra pubblico e privato” ha dichiarato Alessandra Santacroce, Government and Regulatory Affairs di IBM Italia.

“Come Meta crediamo fortemente nelle prospettive positive che l’IA potrà avere per il mondo del lavoro, per la crescita della produttività, per l’avanzamento della ricerca scientifica e per crescita economica. Partiamo da una prospettiva concentrata sui benefici e la regolamentazione che in questi anni si è concentrata tanto sui rischi e i pericoli debba andare a bilanciare anche questi aspetti” ha aggiunto Angelo Mazzetti, Head of Public Policy di Meta Italia.

“Vogliamo esser protagonisti della trasformazione verso l’IA dell’economia italiana e possiamo farlo solo collaborando con le istituzioni. L’IA ha tre grandi ingredienti: l’infrastruttura, i dati e la formazione. Abbiamo bisogno di tutte le professionalità in grado di utilizzare l’IA. Dobbiamo entrare nell’ordine di idee che questa sarà una rivoluzione che cambierà il modo di lavorare in tutti i settori” ha dichiarato Diego Ciulli, Head of Public Policy di Google Italia.

“Il rapporto presentato oggi è fondamentale. E’ importante che anche il mondo pubblico prenda le redini e passi dal comprendere quali possano essere gli impatti dell’IA sul mondo del lavoro a quali impatti vogliamo nell’IA dal mondo del lavoro”. ha concluso Francesco Bitondo, Government Affairs Director di Microsoft Italia.

Riprese e montaggio di Simone Zivillica