Politica

Impresa e Pubblica Amministrazione, insieme si cresce

25
Marzo 2025
Di Giampiero Cinelli

(Articolo pubblicato su L’Economista, inserto economico de Il Riformista)

Imprese e Pubblica Amministrazione hanno rapporti necessari e continui. Spesso anche dal punto di vista dei rapporti giuridici. Gli sforzi per operare secondo le norme ampi e in parecchi casi richiedono l’apporto stabile di un legale. Ecco perché anche non poche aziende private hanno nel loro organico un professionista della legge, così come siamo abituati a vedere nelle aziende pubbliche. I cosiddetti giuristi d’impresa, nello svolgere la loro attività hanno specifiche esigenze e problemi; per questo è nata AIGI (l’Associazione Italiana Giuristi d’Impresa). Abbiamo parlato ad ampio raggio con Giorgio Martellino, Vicepresidente AIGI, di cosa significhi rappresentare una società.       

Martellino, cominciamo col dire sinteticamente cosa fa il giurista d’impresa

«Il giurista d’impresa garantisce la conformità normativa (la compliance), supporta le decisioni strategiche, fa analisi dei rischi non solo di business ma anche di tipo legale. Essenzialmente le sue competenze includono la consulenza, la gestione contrattuale, le questioni regolatorie a seconda dei settori e della legislazione di riferimento (si pensi al Gdpr o alle utilities). Poi coordina le attività legali esterne in contenzioso e supporta in fase di operazioni straordinarie come fusioni e acquisizioni».

Il rapporto con la Pubblica Amministrazione assume un ruolo strategico?

«Oggi i rapporti con gli enti regolatori sono sempre più importanti. Di base infatti è fondamentale il monitoraggio normativo per mitigare gli impatti, dunque vanno applicate le disposizioni normative traducendole in procedure aziendali, interagendo direttamente con i soggetti regolatori e gli uffici della Pa. E nel caso di ispezioni il giurista d’impresa si interfaccia. Per capire la centralità della compliance e della governance si pensi ai modelli 231; da quando ci sono si usano per prevenire anche reati gravi come corruzione, abuso ufficio, turbativa d’asta. Il paradosso però è che siamo quasi arrivati a una sorta di “privatizzazione” dell’analisi del rischio, che poggia assai sulle spalle dell’azienda. Altro aspetto dove giurista è fondamentale appunto è nella partecipazione agli appalti pubblici, con il supporto in licenze e permessi. Oltre questo c’è la parte di formazione che il giurista d’impresa fa a beneficio del management, aspetto per me molto importante».

E quali scogli sono più frequenti?

«La difficoltà maggiore si lega alla complessità della normativa e al coordinamento. Per i settori che hanno i testi unici è più facile, diversamente la ricostruzione dell’impianto legislativo non è agevole. Spesso si trovano norme in antitesi, ulteriore criticità è l’ambiguità e genericità delle disposizioni. Quando ci sono i vuoti bisogna interloquire direttamente con le autorità o con gli esperti settore. Per non parlare dei tanti cambiamenti normativi e della discrezionalità degli enti di controllo, che spesso risultano non coordinati, in questo influisce anche la variabile della regione di appartenenza. Un esempio? C’è stata una situazione, ora risolta, in cui confliggevano la normativa sulla trasparenza e quella sulla privacy, coinvolgendo specialmente delle società a controllo pubblico. Ad ogni modo oggi il monitoraggio è reso più facile dai tool informatici».

Come si può rendere più efficace la relazione pubblico-privato?

«Va cambiata la mentalità nel rapporto tra azienda, autorità di regolazione, di controllo e autorità indipendenti, aumentando i livelli di interlocuzione. Buoni i consulti e interpelli preventivi, come la partecipazione a consultazioni pubbliche, da fare più spesso. Dall’altra parte l’azienda deve saper dimostrare, in fase di non contenzioso, le sue azioni nella logica della compliance. Serve poi più semplificazione e integrazione dei protocolli delle autorità di controllo. Oltre questo, il riconoscimento ufficiale della figura del giurista d’impresa sarebbe un passaggio funzionale».