Diceva Albert Einstein che è follia ripetere lo stesso procedimento aspettandosene improvvisamente un esito diverso.
Allo stesso modo, è ingenuo – per non dire altro – cercare l’alleanza con i Cinquestelle e pensare che il loro dna politico possa mutare. I grillini nascono con il vaffa, le manette, il giustizialismo, e – piaccia o no – quello è stato non solo il loro connotato originario, ma anche la loro più potente ragione di successo.
Come poteva pensare il Pd, a maggior ragione alla vigilia di un voto come quello europeo con il sistema proporzionale (in cui ciascuno, per definizione, lavora solo per se stesso), che, presentandosi l’occasione di una bella campagna di lucro politico alle spalle dei dem, i grillini potessero rinunciarci?
Impensabile: e infatti non è successo. Conte non ha perso tempo e ha scaricato ogni responsabilità sul Pd, di cui pure fino a un paio di settimane fa si definiva alleato sui palchi abruzzesi, da dove prefigurava nientemeno che spallate al governo e vittorie nazionali del mitico campo largo.
Ma l’occasione fa l’uomo giustizialista, si sa. E se quell’uomo giustizialista lo era già, basta un piccolo richiamo, un trigger, un innesco, un’occasione, affinché il manettaro torni a manifestarsi in pienezza.
L’importante – quando queste cose accadono – è non far finta di cascare dal pero. Lo sapevano tutti, l’avrebbe capito anche un bambino. Una storia maledettamente semplice.