di Sergio Pizzolante
Nei Talk Show è stato dichiarato il fallimento della politica. Con l’avvento di Draghi. Nei dibattiti televisivi. Ormai esclusivi luoghi, dei luoghi comuni. Del dibattito politico, fra giornalisti, con, anche, qualche filosofo ammuffito (non mi riferisco a Cacciari), esperti di tutto.
Signore che parlano con uno specchio in mano, commentatori brilli di se, che essendo stati nani, con Craxi, Andreotti, Berlusconi, di D’Alema, anche, perché no, si sentono giganti con Di Maio, Taverna, Toninelli, D’Uva (è il cognome di un parlamentare dei 5 stelle, interlocutore privilegiato di Enrico Mentana, non è un errore di battitura, tranquilli), e quindi li guardano dall’alto in basso, e quindi li amano, per sublimare se stessi.
Ci fanno intere trasmissioni. Da La7 a Rai Uno, addirittura. Su quanto si discosta la dichiarazione di D’Uva (nome di persona, insisto!) con i “principi” del Movimento, con le idee bandiera, chissà? Trasparenza, partecipazione, onesta’, Tap, Tav, Vaff, navigators, democrazia diretta. Chissà!
Ci staranno i 5 stelle con la Lega, con Berlusconi addirittura, bocconi amari. Respingimenti, Quota 100, Reddito di Cittadinanza, come faranno a stare insieme? Bel rebus, direbbe, pensosa, la Labella, allo specchio. E il Pd, riserva democratica del Paese, baluardo dei diritti e delle virtù, può accettare di stare nella stessa maggioranza con i “razzisti”, “sovranisti”, “nazionalisti”, “populisti”. Potrà mai? Chissà. Si interrogano un bel po’ di giornalisti democratici e perbene, sul Corriere della Sera, democratico e perbene, mentre intervistano Bettini, un giorno sì e l’altro pure, in diretta da Phuket.
Nostalgici della santificazione di Conte, assurto a un nuovo Prodi, sino a qualche ora fa. Quando avevano dimenticato che il signore di Foggia si era autoproclamato “avvocato del popolo”, “populista”. Espressione del partito di Di Maio, che aveva votato i decreti “razzisti” di Salvini e del partito di Grillo, che dichiara finita la democrazia. Perché attratto dai regimi autoritari, più veloci e rapidi. Che diamine.
Ecco, se la politica è questa, beh, si, questa politica ha fallito. Siamo al fallimento della caricatura della politica di questi anni.
Della cattiva politica, dell’antipolitica, dell’antiparlamentarismo. E del giornalismo. Quello sopra detto. Del cattivo giornalismo. Dei giornalisti che costruiscono i plotoni di esecuzione contro il nemico. Che si intervistano fra loro. Ognuno che presenta il libro dell’altro. Che decidono le campagne d’odio. Che fanno da megafono alle Procure. Complici del sistema di potere antidemocratico descritto da Palamara.
Si tutto questo è fallito. Non c’è dubbio. Fallito non significa finito. Non è detto, purtroppo. Ma se non finirà, il Paese morirà. È certo.
Bene, contro tutto questo non è in corso una manovra “tecnica”. Un commissariamento tecnico. Come affermano i signori dei Talk Show. Residui dell’era della incompetenza. È in corso una grande operazione politica.
Una potente operazione politica.
Il trionfo della politica. Un cambio radicale di paradigma. Provo a dirlo.
L’Europa è in campo, finalmente, unitariamente, per la prima volta, politicamente, contro la pandemia e per la crescita. La Merkel ha capito, che fuori dal tunnel della pandemia potrebbe esserci una Europa che oltre ad essere un nano politico potrebbe ritrovarsi nano economico. Di fronte alla ripartenza di Cina e America.
Quindi cambio di strategia. Priorità, politica, salvare il più debole. L’Italia. Che potrebbe essere una zavorra per la nuova Europa. 209 miliardi ma con le riforme. Conte voleva 209 miliardi senza riforme. Allora Draghi. Il capo della politica monetaria che ha salvato l’Europa, durante le non politiche dell’austerità. Grazie a Renzi e con Mattarella che diventa un gigante. Con coraggio. E a questo punto finiscono tutti i vecchi giochi. Impolitici. E succedono cose politiche enormi. Berlusconi trova il coraggio e risponde al Ppe e non ai sovranisti italiani. Salvini svolta. Sa che è la grande occasione per accreditarsi per il dopo. Diventando protagonista del cambiamento, adesso. Sa che il dopo non esiste fuori dall’Europa. I 5 stelle ingoiano tutto. Il Pd pure.
Unità nazionale. La priorità diventa non l’ombelico di ognuno ma il corpo intero del Paese.
È il trionfo della politica.