Politica

Il ritorno di Chico Forti. Una lezione di diplomazia, al di là della verità giudiziaria

20
Maggio 2024
Di Giampiero Cinelli

Enrico Forti, noto al grande pubblico come “Chico Forti“, è da pochi giorni tornato in patria e finirà di scontare la sua pena nel carcere di Verona. Arriva in Italia dopo 25 anni di reclusione – con la condanna di ergastolo senza condizionale – scontati in un penitenziario nei pressi di Miami. La sua vicenda è molto nota ma negli ultimi tempi l’attenzione a riguardo era tornata a crescere, grazie all’attivismo di alcuni personaggi famosi. La sensibilità dimostrata, ha dato l’impulso al governo in carica per trovare l’accordo che permettesse a Forti di fare l’ergastolo qui da noi, dato che nessun governo italiano ha messo formalmente in dubbio la condanna dell’uomo. Anche se nell’opinione pubblica nazionale il sentimento che prevale è quello dell’innocenza e di un grave errore giudiziario.

Perché difendono Chico
Le tesi innocentiste trovano terreno a causa della vaghezza degli elementi a supporto della pena, ma va anche detto che se tali elementi a tutti sembrano fumosi, è perché le carte processuali non sono mai state divulgate. Ne sono in possesso solo i legali dell’accusato e la sua famiglia, che in passato ha deciso di rendere note alcune piccole parti. Ed è curioso, che proprio da quelle piccole parti, si riuscirebbe a dedurre logicamente sia la colpevolezza che la presunzione di innocenza di Chico Forti.

La vicenda
Forti è stato 25 anni dietro la sbarre per l’omicidio di Dale Pike, avvenuto nell’inverno del 1998. Pike era un ragazzo, figlio di Tony Pike, il proprietario di un Hotel di Ibiza che Forti stava per acquisire. A quanto pare, Dale Pike avrebbe voluto far saltare l’accordo, ritenendo che la transazione fosse poco trasparente e che il padre, malato e dipendente da sostanze stupefacenti, fosse stato raggirato da Chico Forti e da un altro soggetto dedito alle truffe.

Gli elementi della storia
Il fatto avvenne in un momento particolarmente fortunato per Chico Forti. Lui un campione di Windsurf il quale, dopo il ritiro a causa di un incidente, vinse più di 80 milioni di lire in un quiz televisivo condotto da Mike Bongiorno, si trasferì in America e lì iniziò una seconda vita da businessman, concentrando i suoi affari nella produzione audiovisiva. Chi vede Forti come una vittima, afferma che la sua vicenda sia frutto di una vendetta della polizia di Miami, che Forti aveva fortemente delegittimato in un documentario da lui prodotto sulla morte di Gianni Versace, sostenendo che l’assassino di Versace, Andrew Cunanan, non si fosse davvero suicidato. Altro aspetto a gettare ombre è che l’arma del delitto non fosse stata mai trovata. La supposta arma sulla base delle analisi tecniche sul corpo di Pike, però, risultò acquistata con la carta di credito di Forti. Emersero poi incongruenze negli interrogatori di Forti, che in una prima versione disse di non aver incontrato Pike.

Il fatto politico
Al di là della verità giudiziaria, che anche quando prodotta da un tribunale non è mai inappellabile, la vicenda del ritorno in Italia ha una valenza per lo più politica. Come detto l’Italia non ha palesato la volontà di far riaprire il caso (anche se lo spera un’ampia fascia dell’opinione pubblica e il desiderio è che arrivi la grazia da parte del Presidente della Repubblica), tuttavia, dopo tanto tempo, un cittadino italiano potrà scontare la pena più vicino ai suoi cari e in un modello di carcere diverso da quello statunitense.

Chiaramente una vittoria dell’Esecutivo italiano, specialmente l’attuale guidato da Giorgia Meloni, il cui interessamento e sostegno è stato testimoniato da Chico Forti stesso. La trattativa si è sbloccata durante quest’anno, ma il lavoro diplomatico è stato lungo e paziente, iniziato attraverso la ricerca di mediazioni nelle file del partito repubblicano a stelle e strisce, fino ad arrivare al governatore Ron DeSantis, il quale si è mostrato collaborativo. Tenendo conto dei trascorsi in merito alle vicende giudiziarie che hanno coinvolto cittadini italiani e americani, e specialmente quando i presunti colpevoli erano d’oltreoceano, sembra che in questo caso l’Italia abbia ritrovato peso e risolutezza.

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