Politica
Il pacifismo irenico (e filo-russo) serpeggia dentro il mondo dei 5Stelle. L’ira di Conte
Di Ettore Maria Colombo
Non c’è pace nel magico mondo dei 5Stelle e, se non ci fosse di mezzo una guerra, verrebbe da ridere. A volte, infatti, anche il diavolo ci mette la coda e s’incattivisce a rendere il tutto assurdo. Certo è che strani movimenti e prese di posizioni da pacifismo ‘irenico’, ma anche ‘filo-russo’, mettono in agitazione i vertici del Movimento 5 stelle.
L’imbarazzante gaffe di Lannutti&soci
Per dire, si scopre che un drappello di senatori ex pentastellati (tra cui il presidente della commissione Antimafia Nicola Morra e dall’ex ministra Barbara Lezzi), capitanati da Elio Lannutti– rivolgono un’interrogazione al governo Draghi per lamentarsi delle sanzioni alla… Russia. Nell’indignato atto di sindacato ispettivo, i senatori annotano che “perfino la norma consolidata (anche se non scritta) che separa rigidamente la politica dallo sport è stata calpestata, portando alla decisione di escludere le squadre russe di club e nazionali, e singoli atleti, da tutte le competizioni internazionali”. Un’atrocità (sic) bella e buona, per loro, filorussi. La prova della presunta “assurdità della decisione” è che “l’intero consesso sportivo mondiale partecipò nel 2018 alle Olimpiadi di Pyongyang, proprio nel periodo in cui la Corea del Nord era stata accusata da tutti gli organismi internazionali di violare i diritti umani e di voler scatenare una guerra globale grazie agli esperimenti nucleari che stava conducendo”. Una vocale e un paio di consonanti, oltre a una debole conoscenza della storia e della geografia, producono la gaffe. Perché le Olimpiadi invernali si tennero sì in Corea, ma a Pyeongchang, e non – come hanno scritto Lannutti e soci – a Pyongyang. PyeongChang sta nell’occidentalissima Corea del Sud, Pyongyang è la capitale della Corea del Nord. Insomma, hanno sbagliato capitale e Paese, oltre che sede delle passate Olimpiadi. Il fervore filo-putiniano permette di commettere anche simili errori…
Il silenzio imbarazzo di Grillo sull’invasione
Certo, si potrebbe dire che si tratta solo di ‘ex’ (pentastellati). Ma che dire, allora, del fatto che sul blog personale di Beppe Grillo, garante del Movimento e che ci tiene molto, alla carica – da quando la Russia ha iniziato i bombardamenti, non sia uscita una parola una, sull’invasione? Non solo di condanna, ma neppure di posizione.
Sul suo blog Beppe Grillo parla (o fa parlare i relativi esperti) di energia eolica, di progetti solari, di veicoli senza motore o, ovviamente, di reddito di base universale, ma – dal 22 febbraio scorso, data in cui Vladimir Putin ha fatto scattare l’invasione e i bombardamenti sull’Ucraina, sul sito www.beppegrillo.it non è stata pubblicata una parola sull’attacco russo, come se non fosse mai successo nulla. Eppure, il 16 febbraio, quando l’attacco del Cremlino era ormai chiaro, aveva pubblicato un articolo eloquente già dal titolo, «Basta con la russofobia» firmato da un oscuro consulente del ministero degli Esteri dell’Ecuador (sic), tale Danilo Della Valle.
Le tante difficoltà e problemi del Movimento
Ma se, oggi, è il silenzio del fondatore che fa notizia, è anche vero che, per lui come per il M5s, il momento è di massima difficoltà.
Dal punto di vista dei numeri, le ultime votazioni sono state un flop. Lo scorso 10 marzo, in prima convocazione, il nuovo voto sullo Statuto ha visto solo 34 mila votanti e, in seconda convocazione, 38.735 votanti (pari al 31%) su una platea di 125.200 aventi diritto, per dare l’ok alle nuove regole interne. Per avere un’idea del crollo di partecipazione basti dire che, nell’agosto 2021, si erano espressi 60.940 votanti (l’87,36% a favore della svolta, cioè il nuovo Statuto e la designazione di Conte a presidente del M5s).
Il tutto in attesa del nuovo voto, che dovrebbe riconfermare Conte alla guida del Movimento, ma di cui, sul sito ufficiale, non c’è ancora traccia. Ma tornando alla questione del ‘pacifismo’ a 5Stelle, ha fatto discutere il fatto che Conte non abbia voluto partecipare alla piazza pacifista – ma nettamente schierata con le ragioni del popolo ucraino – che si è tenuta a Firenze, e dove erano presenti tutti i partiti di centrosinistra per ripiegare sulla mini-piazza, assai più ristretta, ma più consolatoria, di Napoli, insieme al sindaco, al presidente della Camera Fico e a pochi attivisti.
Il caso del ‘pacifista’ (filo-russo) Petrocelli
Del resto, le posizioni filo-russe e molto ambigue del M5s sull’attuale conflitto, ormai si sprecano. Già aveva fatto scalpore il caso del presidente (addirittura) della commissione Esteri del Senato, ovvero del pentastellato Vito Petrocelli. Quando si è trattato di dare il via libera al decreto, varato in cdm dal governo Draghi, sull’invio di aiuti non solo umanitari ma anche militari (armi ed equipaggiamenti militari) all’Ucraina, era venuto fuori che il ‘pacifista’ Petrocelli avrebbe defezionato. Poi, Petrocelli si era eclissato al momento della riunione delle commissioni Esteri di Camera e Senato che doveva presiedere.
È dovuto intervenire direttamente il presidente del M5s, Giuseppe Conte, per ribadire invece la posizione ufficiale del Movimento telefonando a Draghi prima del Cdm.
Peraltro, in fatto di politica estera, Petrocelli, dentro il M5s, non è un signor nessuno, ma il ‘numero tre’, dopo il ministro Luigi Di Maio – schieratissimo al fianco dell’Ucraina, Nato e Ue -e il sottosegretario sempre alla Farnesina, Manlio Di Stefano.
Fraccaro benedice i parlamentari pacifisti
Ieri, infine, l’ultimo caso e riguarda un altro big. A fare scalpore, infatti, sono stati i complimenti (“Brava!”) dell’ex ministro, Riccardo Fraccaro, indirizzati alla dissidente grillina Enrica Segneri, deputata di Frosinone che l’altro ieri è intervenuta alla Camera definendo “imbarazzante”, da “pacifisti della guerra”, la linea scelta, in modo compatto, da parte della maggioranza sull’invio di armi all’Ucraina.
Discorso, quello della Segneri, che aveva già indispettito Conte e diversi colleghi del Movimento, con tanto di rimbrotto pubblico della capogruppo M5S in Commissione Esteri alla Camera, Iolanda Di Stasio.
Conte terrà d’occhio il pallottoliere. Chi ci ha parlato in queste ore, lo descrive infastidito dai dissensi espressi non negli organismi deputati – che pure si sono riuniti – ma in pubblico. E, fanno sapere parlamentari vicini a lui che di tutto ciò si terrà conto o con le sanzioni interne o al momento delle candidature delle politiche: “Chi danneggia il gruppo, è fuori” è il diktat. Il problema è che iniziano a essere tanti…