Politica
Il nuovo Presidente “Caronte” della Corte Costituzionale è Silvana Sciarra
Di Paolo Bozzacchi
Appena un anno o poco più. Questa la durata del mandato della neo eletta Presidente della Corte Costituzionale, Silvana Sciarra. La Sciarra traghetterà la Consulta fino a novembre 2023. La ragione del mini mandato è presto spiegata. Tutti e tre i Vicepresidenti in corsa (Daria De Pretis, Nicolò Zanon e la stessa Sciarra) per l’elezione alla quinta più alta carica istituzionale della Repubblica, avevano tutti la stessa anzianità di servizio, datata 2014. E per statuto della Corte occorre cessare ogni funzione alla scadenza novennale del mandato. Non sono ammesse né proroghe né rielezioni.
Chi è Silvana Sciarra
La Sciarra è stata la prima donna ad essere eletta dal Parlamento a giudice costituzionale. Professoressa ordinaria di Diritto del lavoro e Diritto Sociale Europeo presso l’Università di Firenze e l’Istituto Universitario Europeo è nata a Trani, designata tra l’altro dal Consiglio dell’Unione europea membro del comitato che darà parere sull’adeguatezza dei candidati a giudice o avvocato generale della Corte Ue di Giustizia. Tra i recenti provvedimenti della Corte, la Sciarra è firmataria della sentenza che a luglio ha dichiarato indifferibile la riforma delle norme sui licenziamenti e la pronuncia che ha ritenuto discriminatoria la limitazione del bonus bebé ad alcune categorie di migranti.
Come è avvenuta l’elezione
All’elezione del nuovo Presidente Sciarra hanno partecipato i 15 giudici del plenum della Corte, inclusa la new entry Prof. Marco D’Alberti, che ha giurato al Quirinale proprio oggi, ed è stato nominato lo scorso 15 settembre dopo la cessazione dell’incarico del Presidente Giuliano Amato. La scelta del nuovo Presidente da parte del plenum è stata operata sulla base del profilo individuale dei tre Vicepresidenti, senza prendere in considerazione in modo decisivo l’età anagrafica dei concorrenti. Proprio come accaduto durante l’elezione a Presidente di Marta Cartabia, nel dicembre del 2019.
Come funziona la Consulta
La Corte Costituzionale, è bene ricordarlo, è composta da 15 giudici nominati per un terzo dal Presidente della Repubblica, per un terzo dal Parlamento in seduta comune e per un terzo dalle supreme magistrature ordinaria e amministrative. L’elezione del Presidente è a scrutinio segreto, a maggioranza assoluta (cioè 8 voti con la Corte al completo). Il sistema di nomina cerca di armonizzare fra loro esigenze diverse: assicurare che i giudici siano il più possibile imparziali e indipendenti, garantire il necessario livello di competenza tecnico-giuridica e portare nella Consulta diverse esperienze, competenze, cultura e sensibilità, mai scollegate dalle istituzioni politiche.
Il monito di Amato
«In campo nazionale le difficoltà decisionali del Parlamento sui temi nei quali premono con forza esigenze non adeguatamente riconosciute di tutela», ha dichiarato Giuliano Amato al Corriere della Sera appena una settimana fa nel giorno dell’addio, «cominciano a dar fiato a tesi che ritenevo ormai sepolte sulla giurisprudenza come fonte del diritto al pari della legislazione. L’esercizio responsabile e certo non timido del proprio potere è un dovere istituzionale, ma col rispetto del suo limite che è parte non rinunciabile della rule of law, chiunque sia a non rispettarlo, l’esecutivo come il giudiziario». Poi Amato entrava nello specifico della criticità dei rapporti tra politica e magistratura: «I casi ci portano spesso sul crinale che separa la nostra giurisdizione dalle scelte che competono al Parlamento». Illustrando la strada percorsa e da percorrere per la Corte Costituzionale: «La Corte ha navigato sempre cercando la collaborazione istituzionale per consentire a ciascuno di esercitare le proprie responsabilità tenendo conto delle ragioni e degli stessi vincoli dell’altro ed esercitando l’equilibrio nella ricerca delle soluzioni di nostra competenza, con bilanciamenti mai unilaterali fra i valori costituzionali di volta in volta in campo, senza trascendere nell’apprezzamento etico-sociale riservato al Parlamento».
La recente attività: il No all’eutanasia (omicidio del consenziente)
La Consulta ha detto “no” all’abrogazione parziale ex art. dell’articolo 579 del codice penale sull’omicidio del consenziente. La Consulta ha scelto di considerare il bene vita come diritto indisponibile e «riconosciuto implicitamente dall’articolo 2 della Costituzione tra i diritti inviolabili, cioè tra quei diritti che occupano nell’ordinamento una posizione privilegiata». Di fatto ha ritenuto il quesito referendario non sufficiente a garantire il carattere irrinunciabile del bene vita. La strada della nuova Presidente non è semplice. E il ruolo di traghettatrice di un’Istituzione di garanzia del rispetto della Carta Costituzionale in tempi non facili come quelli che stiamo vivendo rende la sfida della Sciarra ancora più affascinante.