Politica

Il naufragio della riforma elettorale

29
Settembre 2017
Di Redazione

Ieri il progetto di riforma della legge elettorale è incappato nelle sabbie mobili del voto segreto in Aula ed è naufragato ingloriosamente al primo vero ostacolo incontrato lungo il cammino verso il voto anticipato. Lo stesso segretario Pd Matteo Renzi, fra i più forti sostenitori della necessità di un ritorno alle urne in autunno, ha escluso la percorribilità di questa opzione e preso atto del fatto che l’attuale legislatura proseguirà sino alla sua naturale scadenza a inizio 2018. In attesa di smentite, come di nuovi colpi di scena o incidenti parlamentari, è bene riflettere sullo stato di confusione in cui è sprofondato il nostro sistema politico, con le quattro maggiori forze parlamentari pronte ancora una volta ad anteporre il proprio tornaconto personale alle esigenze di un Paese preda di ben altre convulsioni. Le ipotesi di grande coalizione tra Renzi e Berlusconi da un lato o di possibile convergenza tra Grillo e Salvini dall’altro, magari con eventuale appoggio esterno dei secessionisti Pd, non erano che l’altra faccia della medaglia di una riforma che tutto avrebbe potuto produrre fuorché la tanto attesa governabilità. Secondo le simulazioni di Demopolis e dei dati raccolti dal professor D’Alimonte, l’adozione del nuovo sistema elettorale non avrebbe garantito ad alcuna forza politica la conquista dei fatidici 316 seggi necessari per governare. Nemmeno un’eventuale alleanza tra Pd e Fi avrebbe raggiunto la soglia per la formazione di un esecutivo, mentre nel caso di coalizioni fra le sigle che da sole non avrebbero potuto superare il 5%, la polarizzazione sarebbe stata ancora più forte. Il fuoco dei franchi tiratori ha così rivelato il problema di tenuta che attanaglia più o meno trasversalmente le maggiori forze parlamentari, riesploso fragorosamente nel momento in cui la prospettiva di un ritorno anticipato alle urne sembrava essersi fatta più concreta. Esultano gli avversari di Renzi, interni ed esterni al Pd, che avevano fatto coincidere la critica alla leadership del segretario con la necessità di non interrompere prima del tempo l’esperienza del governo Gentiloni. Per il fondatore dei Cinquestelle Beppe Grillo, il naufragio della nuova legge elettorale alla tedesca può invece costituire motivo di sollievo. A due giorni dall’accordo con Renzi, Grillo aveva infatti annunciato che nel fine settimana i militanti cinquestelle avrebbero potuto votare una seconda volta con la possibilità di bocciare la legge elettorale approvata online la scorsa settimana. Al di là del proprio tornaconto politico – non farsi omologare con gli altri leader di partito con cui ha stretto l’accordo, il fondatore del Movimento temeva la spaccatura apertasi fra l’ala governativa di Di Maio e quella dura e pura di Fico, Giarrusso e Taverna. Sospiro di sollievo anche per il Premier Gentiloni, che ha davanti a sé l’opportunità di provare a dar seguito ai progressi registrati la scorsa settimana sul fronte economico.

 

Alberto de Sanctis

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