Politica

Il macigno che frena l’Europa

26
Dicembre 2023
Di Gianni Pittella

Nessuna buona decisione viene mai presa all’unanimità. 
(David Fincher).
Il fatto che stia finendo una nuova legislatura europea e l’azione del Consiglio Europeo continui ad essere governata dalla regola dell’unanimità, serve cioè il voto concorde di tutti i capi dei governi degli Stati Membri della Ue, è la vera palla al piede che impedisce di assumere decisioni veloci e necessarie di fronte alle sfide interne ed esterne alla UE.

Ma si può ricorrere all’espediente “vai in bagno quando si vota se non sei d’accordo” per consentire al Consiglio europeo di aprire i negoziati di adesione con l’Ucraina e la Moldavia? Il via libera è stato favorito dalla decisione del premier ungherese Viktor Orbán di lasciare l’aula. Rimandato, proprio per l’opposizione di Orbán, l’accordo sulla revisione del bilancio Ue e sugli aiuti a Kiev.
The sound Is pretty disgusting ma si procede così.
La storia della UE è segnata dal potere di veto che ogni singolo Stato può usare per bloccare o almeno per ricattare, contrattare.
Vi ricordate la crisi della sedia vuota?

È la crisi che scoppiò nel 1965, allorché si propose l’istituzione di un bilancio comunitario autonomo (da finalizzare non più con i contributi versati dagli Stati membri, bensì con i versamenti dei prelievi e dei diritti doganali), ed un rafforzamento dei poteri del Parlamento Europeo.
La reazione della Francia fu estremamente dura e portò i transalpini a disertare i lavori della Comunità.
La politica della sedia vuota, cioè dell’assenza e del boicottaggio di tutte le sedute degli organi comunitari con conseguente arresto dell’attività della Comunità, si protrasse per sette mesi, nonostante i tentativi degli altri cinque paesi membri di raggiungere un accordo con la Francia.
Ma anche sul Mes argomento di stretta attualità pesa la regola della unanimità.
Ora a mio giudizio la maggioranza italiana di centrodestra ha fatto un clamoroso errore non rarificando il Trattato che il Governo Italiano aveva contribuito a cambiare.
Un errore perché ci priva di un possibile strumento in caso di necessità, assolutamente non obbligatorio, e impedisce ad altri Governi che volessero farlo, di utilizzarlo, proprio in forza del principio della unanimità, in quanto il Trattato sul MES non è utilizzabile da alcuno se non rarificato da tutti.
Ma al netto di tale valutazione molto critica da parte mia, è lecito chiedersi cosa deve accadere perché la riforma più semplice ed essenziale della UE si realizzi?
Si può andare avanti col cappio della unanimità e presumere di essere un modello di democrazia e di efficienza?
Al primo posto dei programmi che si presenteranno per le prossime elezioni europee, si può scrivere che anche nel Consiglio Europeo si decida con una maggioranza più o meno qualificata?
Ogni forza politica lo dica con chiarezza e si assuma la propria responsabilità!

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