Politica

Il ‘Lettellum’, un maggioritario a doppio turno, inizia ad aleggiare in Parlamento. La Lega ci sta?

02
Aprile 2021
Di Ettore Maria Colombo

Si fa largo, nel dibattito politico italiano, il ‘Lettellum’. Si tratta di un sistema elettorale ancora solo abbozzato – e, dunque, non ancora formalmente depositato dove è prassi farlo, cioè nella I commissione della Camera dei Deputati, quella Affari costituzionali presieduta dal 5Stelle Giuseppe Brescia – ma politicamente se ne parla.

Prima di spiegare di che tipo di sistema elettorale stiamo parlando va precisato lo ‘stato dell’arte’ in materia di sistemi elettorali. Sempre nella ‘Prima’ (commissione) giace il cosiddetto Germanicum, o Brescellum (dal nome del Presidente della prima, Brescia), e cioè un sistema proporzionale, basato su un mix di liste bloccate corte e di preferenze, con una soglia di sbarramento fissata al 5% e, con tutta evidenza, ricalcato sul sistema elettorale vigente in Germania (il quale, però, elegge i deputati del Bundesrat, la Camera bassa, in n mix di liste bloccate e collegi uninominali).

Peccato che, quel sistema, appartiene a un’era geologica precedente, quella legata al governo giallorosso, cioè al Conte II, quando Pd e M5s, più LeU, si erano accordati su un sistema proporzionale che vedeva la contrarietà del centrodestra, compatto, e anche di Iv, a causa dello sbarramento che i renziani consideravano troppo alto (volevano abbassarlo al 3%). Contrarietà che causò il fatto, politico, dell’arenarsi del sistema elettorale citato, il quale mai è uscito dai ‘cassetti’ della ‘Prima’.

Con il governo Draghi, e la sua larga maggioranza (sostenuto da tutti i partiti presenti in Parlamento tranne FdI a destra e SI a sinistra) e, soprattutto, con l’arrivo di Enrico Letta alla guida del Pd, tutto è cambiato, anzi: todo cambia, come canterebbe la cantante Mercedes Sosa.

E’ evidente, infatti, che la nuova legge elettorale ‘non’ si può fare se tutti i partiti che sostengono la maggioranza del governo Draghi non sono d’accordo, il che, oggettivamente, non è facile, mentre il premier ha fatto subito sapere che il tema ‘legge elettorale’ – a differenza di quanto disse Conte durante il suo secondo governo – non è di iniziativa governativa, bensì parlamentare.

Ma, soprattutto, senza la Lega – azionista di maggioranza del governo Draghi – non si può fare alcuna legge elettorale. Storicamente avversa al proporzionale, come pure tutto il centrodestra, il partito di Salvini, via Calderoli, ‘padre’ del famigerato Porcellum, si è sempre detta favorevole a un sistema maggioritario, con una netta preferenza per quello in uno nelle Regioni (maggioritario, sì, ma sulla base di liste bloccate e a turno secco, privo di un eventuale ballottaggio).

Inoltre, il dato di fatto politico è che la Lega ‘sta’ al governo anche per non ritrovarsi, come ha rischiato succedesse con il governo Conte bis, con una legge elettorale di tipo proporzionale, fatto apposta, per la Lega, sulla base degli attuali sondaggi, per impedirgli la vittoria alle Politiche, quando si terranno. 

Infatti, la legge elettorale oggi in vigore, il Rosatellum, varato nel 2017, con il suo mix di collegi uninominali (per il 36%) e di liste bloccate proporzionali (64%) assicura, alla coalizione vincente, una maggioranza solida, ben superiore anche al 55% dei seggi parlamentari. E questo anche grazie all’improvvida, e sciagurata, riduzione dei parlamentari fortemente voluta dai 5Stelle e approvata nel 2016, nonostante il referendum sul taglio dei parlamentari, perso nettamente (70% a 30%) dai suoi proponenti.

L’altra novità, però, è stata l’elezione di Enrico Letta a segretario del Pd. Maggioritarista convinto, in quanto ulivista ante litteram, e quindi incrollabilmente convinto della bontà e della virtù di un sistema politico bipolare, come era ed è stato ai tempi del Mattarellum, che videro, per due volte, vincere il centrosinistra (l’Ulivo nel 1996 e l’Unione nel 2006), Letta – negli incontri che ha organizzato con le forze politiche, alleate come avversarie, per ‘presentarsi’ ha posto – insieme ad altri temi, ma questi tutti di rango costituzionale (la riforma dei regolamenti parlamentari per impedire il fenomeno del trasformismo, il voto da allargare ai 18enni, al Senato, e ai16enni, alla Camera, e il tema della sfiducia costruttiva) – anche il tema di riformare l’attuale legge elettorale, il Rosatellum.

In realtà, per ora, Letta – che però deve ancora vedere Salvini, da un lato, e Matteo Renzi, dall’altro (si è tenuto, cioè, gli incontri più difficili e delicati alla fine) – ha ricevuto solo dei ‘no’, o quantomeno dei ‘ni’. Antonio Tajani ha ribadito a nome di Forza Italia la preferenza per un sistema di tipo proporzionale e la Meloni ha messo nero su bianco che la riforma della legge elettorale “non è, per Fratelli d’Italia, una priorità, non è all’ordine del giorno”, mentre l’M5s, con Conte, ha glissato, sul dossier legge elettorale.

Eppure, qualcosa si sta muovendo e Letta ripone buone speranze nella possibilità di incardinare, e dunque di far correre, una nuova legge elettorale. Ma come si comporrebbe, il nuovo Lettellum? La proposta, per ora solo in fieri, è stata già studiata, e argomentata, dalle due teste d’uovo dem sulla materia, il deputato (e costituzionalista) Stefano Ceccanti e il senatore, presidente della Prima commissione del Senato, entrambi esponenti di Base riformista, la corrente degli ex renziani dem.

In pratica, la proposta si compone di un sistema a doppio turno: vince, al primo turno, chi supera il 40% dei votanti (e non, si badi bene, degli elettori o aventi diritto al voto), asticella assai difficile da superare per qualsiasi coalizione e un ballottaggio (o secondo turno) cui accedono le due coalizioni (o partiti) meglio piazzati al primo turno. Ballottaggio che, però, assegna un ‘premio’ alla coalizione (o partito) vincente solo fino al 55% dei seggi presenti in Parlamento. Modo raffinato per non far ‘vincere troppo’ il vincitore scelto dagli elettori e, dunque, per impedirgli di cambiare la Costituzione o di eleggersi, da solo, il futuro capo dello Stato, come sarebbe, invece, dati gli attuali rapporti di forza, con il Rosatellum ovviamente a favore dell’attuale centrodestra.

La domanda è, ora, se la Lega accetterà tale sistema: per Salvini il maggioritario è allettante, ma il sistema a doppio turno è, invece, negativo. Vedremo, ma il Lettellum potrebbe, presto, avere le ‘gambe’ per camminare da solo, in Parlamento.