Politica
Il compito di Raffaele Fitto
Di Mario Mauro
Raffaele Fitto ha primeggiato nel consenso politico in molti ruoli: da consigliere regionale ad europarlamentare. Prima di diventare ministro è stato eletto Presidente della Puglia con la coalizione di centrodestra nella tornata delle elezioni regionali del 2000 con la nuova legge maggioritaria. Consensi vasti e confermati per un periodo non breve.
Era il tempo dei “governatori”, tutti erano chiamati così. Formigoni, e gli altri. Il nuovo modello, spinto da giornali e studiosi.
Intervistano il “ragazzo” salentino, il più giovane di tutti. E lui, che non ha mai sorriso troppo, subito precisa: “Io non sono Governatore. Sono Presidente della Regione, come la legge prevede”.
Una cosa che pare banale, ma non lo era e non lo è affatto.
Dice una cultura e una formazione, del resto ben chiare. Lontana dal populismo e dalle semplificazioni sensazionalistiche. Non è un mistero però che il governo, nell’indicare per la Commissione Europea una persona preparata e adatta al ruolo come il ministro Fitto, ha marcato in modo equivoco due gravi questioni, esiziali per il ruolo del nostro paese all’interno del progetto di integrazione europea.
In primo luogo ha esplicitamente parlato di “ottenere deleghe importanti per l’Italia”, quando sia l’art. 245 del TFUE sia l’art. 17 del TFUE stabiliscono un ineludibile “obbligo di indipendenza”: i membri della Commissione devono cioè agire con totale indipendenza nell’esercizio delle loro funzioni, non devono sollecitare né accettare istruzioni da alcun governo, istituzione, organo o organismo esterno. Questo obbligo garantisce che i Commissari operino nell’interesse generale dell’Unione Europea piuttosto che promuovere interessi nazionali o di parte. “Così fan tutte” è un’opera lirica, non una linea politica.
Inoltre è necessario ricordare che il ministro Fitto, se sarà confermato dopo l’audizione di verifica davanti alle commissioni parlamentari competenti per le deleghe ipotizzate, dovrà agire in piena coerenza con le scelte collegiali della Commissione Europea, la cui Presidente (con il relativo programma politico) non è stata votata né dal Governo né dalla maggioranza delle forze politiche che lo sostengono.
In bocca al lupo, dunque, a Raffaele Fitto, perchè ha un compito non facile: garantire allo stesso tempo la piena lealtà alle istituzioni europee e una silenziosa mediazione politica per la Nazione. Raffaele Fitto ha tutte le caratteristiche per assolvere al meglio questi compiti interpretando al meglio non solo il ruolo di “commissario europeo dell’Italia” quanto piuttosto contribuire da italiano a dare un peso specifico oggi al progetto politico che chiamiamo Europa Unita recuperando quella visione che fu di Alcide De Gasperi e che sola può garantire alla Unione Europea di essere attore protagonista sul teatro della pace e della guerra nel mondo.
E, credetemi, il mondo ne ha un gran bisogno.