Politica
Il centrodestra trasformi le difficoltà in opportunità
Di Daniele Capezzone
“Ex malo bonum”: estrarre il bene anche da un male, volgere in positivo una circostanza sfavorevole. E’ ciò a cui siamo chiamati tutti, nella vita personale come in quella professionale o pubblica: poiché il caso non sempre è un “regista” amichevole nei nostri confronti, occorre armarsi di pazienza e buona volontà per rovesciare le situazioni negative, minimizzare i danni, e semmai trarne qualche insperato vantaggio.
Questa è oggi anche la situazione del centrodestra italiano. Si è cullato per mesi leggendo sondaggi che lo davano nettamente sopra la coalizione avversa, e in qualche caso prossimo alla maggioranza assoluta; poi ha clamorosamente sciupato il calcio di rigore delle ultime elezioni amministrative; e infine, in un’occasione in cui (e non accadeva da lustri) partiva teoricamente in vantaggio nella gran corsa per il Quirinale, ha rimediato un’altra pesante sconfitta.
Uscendone peraltro disarticolato e avvelenato: i centristi avviati verso operazioni tutt’altro che concepite in chiave bipolare; Forza Italia ridimensionata e strategicamente incerta sul da fare; la Lega sola e prigioniera di una maggioranza politica che le impone costi elettorali ogni giorno più pesanti; Fratelli d’Italia in chiara ascesa come partito, ma a rischio di non aver più una coalizione di riferimento, un po’ per scelte proprie un po’ per decisioni altrui.
L’esito paradossale di questa vicenda è che le forze alternative alla sinistra rischiano di gettare al vento un possibile successo elettorale nel 2023, anzi di precluderselo in anticipo o a causa di rotture nella coalizione o di correzioni del sistema elettorale volte a imporre un risultato ibrido, una non vittoria, un pareggio.
E allora, che fare? Nell’anno che realisticamente manca al voto politico, occorrerebbe sollevarsi dalla dimensione della polemica di giornata, o peggio dell’ostilità personale. La ragion politica suggerirebbe alcuni passi umili ma utili per uscire dalle secche. Primo: già adesso, quale che sia la collocazione di ciascun partito (di maggioranza o di opposizione), le forze di centrodestra dovrebbero coordinarsi su alcuni temi decisivi, dall’alleggerimento delle misure pandemiche al contrasto alla riforma del catasto, passando per il sostegno alle imprese alle prese con il caro energia. Secondo: in vista della prossima tornata amministrativa, si tratterebbe di individuare candidature comuni e convincenti, per non regalare altri successi agli avversari. Queste candidature non ci sono? Si tenti la strada delle primarie per cercarle, costruirle, “inventarle”. Terzo: proprio le primarie (in questo caso sul modello americano) sarebbero l’uovo di Colombo per aprire una gara (di persone e di idee) anche in vista dell’indicazione del candidato premier della coalizione. Sarebbe un modo per garantire unità nella diversità, per tenere insieme una coalizione senza imporre una (oggi purtroppo innaturale) convergenza in un solo partito.
Ma occorrerebbe mettere in campo subito il lavoro politico necessario. Il tempo scorre rapido, e la sabbia nella clessidra di un anno pre-elettorale svanisce presto. Tra qualche mese, sarà solo il momento dei rimpianti.