Ursula von der Leyen è sbarcata a Roma per incontrare il primo ministro Giuseppe Conte. La tappa capitolina ha concluso il tour delle principali capitali del Vecchio Continente con cui l’ex ministro della Difesa tedesco punta a gettare le basi per la composizione della prossima Commissione e ad affinarne il programma in vista dell’avvio formale della prossima legislatura, in autunno. La trattativa finale per la definizione della squadra si concretizzerà però soltanto dopo la pausa ferragostana. Nelle ultime due settimane la presidente eletta della Commissione europea è stata a Berlino, Parigi e Madrid anche per serrare le fila del fronte filoeuropeo e puntellare la sua fragile maggioranza parlamentare in vista di novembre, quando per l’appunto si tratterà di mettere mano all’ambiziosa agenda politica assemblata in fretta e furia a luglio per ottenere il placet dell’emiciclo di Strasburgo. Oltre a visitare le capitali dei principali Stati Membri, la signora von der Leyen ha voluto incontrare i capi di Stato e di governo di Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca, paesi rivelatisi determinanti assieme all’Italia per bloccare l’ascesa del candidato socialista Frans Timmermans alla presidenza della Commissione.
Per von der Leyen la prima sfida da vincere sarà la formazione di un collegio di commissari paritario fra uomini e donne. Le candidature pervenute sino a questo momento disegnano un equilibro ancora instabile, con 11 nomi di uomo e nove di donna. Per molti la sua recente esperienza alla guida dell’apparato militare tedesco è inoltre un fattore suscettibile di spianare la strada all’adozione di una Direzione generale dedicata alla Difesa in seno all’Ue. Passo sulla carta possibile, che tuttavia difficilmente potrà portare a quell’esercito europeo tanto vagheggiato negli ultimi mesi dai presidenti di Germania e Francia. Più facile invece che i programmi e fondi comunitari per questo specifico ambito sviluppino delle competenze complementari alla priorità della Nato oppure volte a imbastire missioni di basso profilo nel vicinato.
A destare interesse per la visita in Italia della presidente von der Leyen è naturalmente anche il fatto che la questione del commissario tricolore a Bruxelles è diventata un altro argomento di scontro tra i partiti della maggioranza. Se l’esito delle europee sembrava aver messo nelle mani della Lega il nome del commissario italiano, le rivelazioni sul c.d. Russiagate e le tensioni montate più di recente attorno dossier divisivi come Tav e giustizia hanno di fatto riaperto i giochi. Senza contare l’appoggio decisivo offerto dal M5s all’elezione della stessa von der Leyen. Il premier Conte ha ribadito che il nostro paese ambisce a un portafoglio economico di primo piano, anche se non c’è nessuna certezza sui nomi indicati da Lega e M5s. Dopo il temporeggiare degli ultimi giorni e il ritiro formale del sottosegretario Giorgetti, restano in corsa Garavaglia (viceministro Economia), Fontana (Affari europei), Bongiorno (Pubblica amministrazione) e Tremonti. Per il vicepresidente del Parlamento europeo Castaldo (M5s), invece, l’Italia dovrebbe proporre una figura tecnica, tenuto conto che Bruxelles potrebbe anche bocciare un candidato politico stante il fresco ricordo dell’opposizione leghista all’elezione di von der Leyen.
Alberto de Sanctis