Una manovra che scontenta un po’ tutti, anche i parlamentari della Camera, costretti a fare gli straordinari anche venerdì notte per il voto di fiducia slittato a tarda sera, causa i troppi errori tecnici riscontrati dalla Ragioneria dello Stato sul testo uscito dalla commissione Bilancio. Dai sindacati a Confindustria, fino ai commercianti, ognuno ha qualcosa da recriminare. I 35mld complessivi della legge di bilancio sono allocati principalmente per fare scudo alle famiglie: incremento dell’assegno unico per le famiglie numerose, proroga del reddito di cittadinanza in favore dei lavoratori non occupabili, il discusso bonus cultura per i giovani, aumento di Opzione donna a 60 anni (ma solo per caregiver, licenziate o invalide), il congedo parentale che sale all’80% ed estendibile fino ai papà.
Gli industriali si aspettavano un intervento più deciso sull’abbassamento del costo del lavoro, mentre i sindacati volevano il totale superamento della Fornero sul fronte pensioni. Il dibattito degli italiani, tuttavia, si è maggiormente concentrato su altre misure, come i pagamenti digitali, su cui, dopo lo sprint iniziale, la maggioranza ha fatto un passo indietro, confermando le sanzioni per i commercianti che non accettino i pagamenti elettronici per importi sotto i 60 euro; il tetto al contante, anche qui altro passo falso dopo l’iniziale intendimento di portarlo a 10mila euro, per poi arrivare a 5mila dagli attuali 1000; l’innalzamento a 85mila euro per le partite IVA a regime forfettario e l’introduzione della Flat Tax al 15%.
Nella manovra è entrata anche la proroga al 31 dicembre 2022 della presentazione della Cila per i lavori legati al superbonus al 110%. Inoltre, viene esteso il superbonus al 110% alle spese per l’installazione di impianti solari fotovoltaici realizzata da organizzazioni non lucrative di utilità sociale, dalle organizzazioni di volontariato e dalle associazioni di promozione sociale. Per quanto riguarda il bonus per l’acquisto di mobili e di grandi elettrodomestici, la misura massima dell’agevolazione passa da 5.000 euro per gli anni 2023 e 2024 a 8.000 euro per l’anno 2023 e a 5.000 euro per l’anno 2024.
Sotto il profilo politico la manovra, a parte qualche prevedibile “scaramuccia”, non ha spostato il baricentro della coalizione di governo: Giorgia Meloni ha mediato bene e ha incassato un successo politico, quello di aver terminato la manovra in tempi record. Ma la sensazione è che si tratti di una vittoria da rivendicare più in ambito propagandistico e mediatico che sul piano strategico. Negli ultimi giorni c’è stato anche qualche autorevole economista che ha riabilitato il ricorso all’esercizio provvisorio, fino a qualche mese fa indicato in modo quasi dogmatico come un pericoloso rischio da scongiurare, ma adesso da alcuni presentato con una sorta di rimpianto, perché avrebbe permesso di prendere tempo.
Ma la settimana politica è stata dominata da un’altra notizia: la visita di Zelensky a Washington. Il Presidente ucraino è tornato, infatti, al centro della scena internazionale con il suo viaggio per incontrare il principale alleato, Joe Biden. Ma il summit ha rivelato più di una divergenza di visione. Ormai sembra chiaro che l’Ucraina voglia vincere il conflitto militarmente per intavolare un negoziato orientato a ripristinarne la sua integrità territoriale. Ma per fare questo ha bisogno di armi offensive pesanti. Proprio quelle armi che gli USA non sono disposti a dare, sia per non creare divisioni all’interno del fronte Nato, sia per non scatenare un’escalation del conflitto. Una crepa nel sodalizio dell’Ucraina con l’Occidente, una postura che, in parte, indebolisce il partito che in molti nel mondo sperano diventare predominante nel 2023: quello di coloro i quali vogliono la pace. Ma al momento, vista anche la reazione aggressiva di Putin, la pace sembra ancora lontana.
La foto di Zelensky e Biden, comunque, è la più iconica dell’anno. Un anno che sarà tristemente ricordato principalmente per lo scoppio della drammatica guerra d’invasione in Europa, la prima dopo 30 anni.