Politica
Grandi città al voto: centrosinistra favorito dal ballottaggio
Di Andrea Maccagno
Centrosinistra che insegue, ma più forte al ballottaggio. Possibile vittoria al primo turno solo se in coalizione con il Movimento 5 Stelle. Questi i responsi del sondaggio tanto atteso che ha portato Boccia a Torino durante la sua recente visita per fare il punto sulla città con i vertici del Pd locale.
In un quadro di forte ascolto dei leader democratici torinesi – da Chiamparino a Fassino, da Carretta a Furia – Boccia ha provato a mostrare come la coalizione giallorossa potesse essere una soluzione vincente per il capoluogo sabaudo. Ma è tornato a Roma con la quasi convinzione che le primarie siano inevitabili. E senza alcun accordo con i grillini.
Difficile infatti superare le divisioni che hanno contrapposto Appendino e minoranza dem per cinque anni, a partire da Tav, Olimpiadi e Ztl allargata. Avanti quindi con l’idea iniziale di coalizione classica, in attesa che Letta si pronunci definitivamente sulle primarie, oggi scelta obbligata data l’incapacità di convergere su un nome unico.
Sempre che non torni in auge il rettore del Politecnico Saracco, sul quale si era spesa positivamente la stessa sindaca e che, secondo il sondaggio Ipsos, sarebbe il candidato del centrosinistra più noto e voluto. Ma difficilmente il professore tornerà sui suoi passi. Dietro di lui, invece, solo Lo Russo sembrerebbe essere altrettanto competitivo.
Il quadro che emerge dall’indagine boccia l’esperienza Appendino: il 55% dei rispondenti ne dà un giudizio negativo. Forte invece il candidato del centrodestra, l’imprenditore Paolo Damilano, che aspetta ancora l’ufficialità da parte dei partiti che dovrebbero sostenerlo: batterebbe al momento tutti i rivali del centrosinistra sondati sia per notorietà sia per gradimento.
Ma se nello scenario classico il centrodestra appare di poco avanti al primo turno (42,5% vs 41,8%), nessuna chance avrebbe al ballottaggio. Damilano si fermerebbe infatti tra il 41,1% e il 43,3%, a seconda di quale sia il candidato Dem che gli si oppone.
Nonostante i disastri che la coalizione del centrosinistra sta collezionando in questa prima fase della partita, quindi, appare ancora vincente proprio grazie a quel meccanismo del doppio turno che l’aveva affossata cinque anni fa.
Sondaggi sono stati fatti anche nell’altra città grillina, Roma. Nella capitale il nodo da sciogliere è la candidatura di Raggi, che non intende fare passi indietro in favore di un’alleanza giallorossa al Campidoglio. Lo stesso Pd è dilaniato al proprio interno, tra chi cerca la “soluzione Conte” e chi vorrebbe la coalizione classica con primarie, che coinvolgano anche Calenda.
Zingaretti potrebbe essere il nome che mette tutti d’accordo, ma il presidente della Regione Lazio non sembrerebbe intenzionato a giocare la partita. Eppure, secondo Winpoll, è il candidato più noto e quello che ispira più fiducia: 44%, contro il 43% di Calenda e Bertolaso, il 42% di Gualtieri, il 33% di Rampelli e il 28% di Raggi.
Dato per scontato che il centrodestra arrivi al ballottaggio, solo due candidati riuscirebbero a sconfiggere Bertolaso. In primis Zingaretti, appunto, con il 53,4% dei consensi. Competitivo anche Calenda, che riuscirebbe a spuntarla con il 51,7% dei voti. Indietro Gualtieri (45,7%) e Raggi (42,1%), che riconsegnerebbero la città alla destra dopo 8 anni.
Infine Milano, in una sfida per nulla chiusa e scontata, che vede compatto il Partito Democratico sulla rielezione di Beppe Sala. Il sindaco uscente sta ultimando la costruzione delle alleanze. Al momento sono numerose le liste in suo appoggio. L’ultima è Milano Unita (sinistra), ma compaiono anche Volt (giovane lista paneuropea), una o più liste tra Azione, Italia Viva, +Europa e Radicali, oltre alla sua lista civica “Beppe Sala sindaco”. E poi ancora il Pd e i Verdi, partito al quale ha deciso da poco di aderire.
Ebbene, secondo Eumetra Sala vincerebbe al ballottaggio contro qualsiasi candidato del centrodestra, battendo Crolla, De Albertis, Rasia, Lupi e Del Debbio, il più insidioso dei cinque. Ma in un caso Sala uscirebbe sconfitto: contro l’ex eurodeputato, ex senatore e, soprattutto, ex sindaco Gabriele Albertini. In questo caso Sala sarebbe dietro di un punto percentuale, 49% contro 48%, vincendo tra gli under 45 e con chi possiede un alto titolo di studio.
Le comunali del prossimo ottobre, almeno nelle grandi città al voto, vedono quindi un centrosinistra ancora competitivo. Ma a impattare sull’esito finale saranno le alleanze. Appare chiaro come un’intesa con i 5 Stelle sia impraticabile in questa fase, soprattutto laddove i grillini hanno governato come a Torino e a Roma. Il Pd, dal canto suo, i candidati per battere il centrodestra li avrebbe: se ascoltasse maggiormente i territori e potrebbe farcela.